Prendo a prestito il titolo di una famosa canzone di Bobby McFerrin (1988) per mettere su carta (virtuale) i miei primi pensieri e le mie prime impressioni sulla serie Amazon che dovrebbe uscire nei prossimi mesi e che, stando agli ultimi rumors, dovrebbe essere ambientata nella Seconda Era, come si può evincere dalla mappa che il sito della nota multinazionale americana ha pubblicato negli ultimi giorni. Qualcuno fra i lettori più acuti aveva già notato come nella prima parte della mappa della Terra di Mezzo pubblicata da Amazon non comparissero alcuni nomi usati nel corso della Terza Era (come quello di Rohan, per esempio, sostituito dal più antico Calenardhon), mentre, al contrario, erano presenti molti dei boschi nella regione dell’Eriador che, ai tempi di Bilbo e di Frodo, erano ormai del tutto scomparsi.
Leggendo qua e là i commenti sulle varie pagine social dedicate alle opere tolkieniane ho notato una serie di commenti che possono essere suddivisi sostanzialmente in due categorie: massima ostilità nei confronti di una serie ambientata nella Seconda Era (posizione maggioritaria) e un grande interesse, motivato proprio dall’elemento che l’ala oltranzista critica non sopporta, ossia l’ambientazione della serie nella Seconda Era e la possibilità di vedere sul piccolo schermo la grande isola dell’Ovest (posizione minoritaria).
In questo articolo non voglio commentare i gusti altrui: ognuno è libero di esprimere la sua preferenza verso quelle che ciascuno di noi può ritenere essere le parti più interessanti della grande opera tolkieniana. Il mio intento, al contrario, è quello di mostrare come non bisogna avere (soprattutto in questo stadio di produzione della serie Amazon) troppi pregiudizi nei confronti di qualcosa che, al momento attuale, non siamo ancora in grado di conoscere e, perciò, di valutare serenamente (da qui il richiamo al titolo della canzone).
Inizierò questa mia disamina affrontando la figura di Annatar, ossia Sauron nella sua figura di seduttore degli Elfi dell’Eregion….e dal momento che il tema di quest’anno individuato per il Tolkien Reading Day riguarda il mistero, ho scelto di trascrivere e commentare con i miei lettori un brano poco noto del legendarium tolkieniano, nel quale si registra la prima testimonianza della Seconda Era relativa a «un pericolo che giunge da Est» e che potrebbe aprire nuove luci anche sulla prossima serie di Amazon. Il brano che trascrivo appartiene al testo di una lunga lettera che Gil-galad scrisse al sovrano di Numenor Tar-Meneldur, padre di Aldarion. La lettera risale grosso modo all’anno 883 della Seconda Era, diversi secoli prima dell’arrivo di Sauron/Annatar nell’Eregion:
«Una nuova ombra si leva a est. Né si tratta della tirannide di Uomini perfidi, come ritiene tuo figlio: un servo di Morgoth si agita, e male cose si risvegliano. Anno per anno esso acquista forza, perché gran parte degli Uomini sono proni alla sua volontà. Non è lontano il giorno, a mio parere, in cui diverrà troppo grande perché gli Eldar gli resistano senza aiuti. Per questa ragione, ogniqualvolta scorgo un’alta nave dei Re di Uomini, il mio cuore esulta. E ora ho l’audacia di chiedere il tuo aiuto. Se hai braccia di Uomini che ti avanzano, prestamele, ti prego.
Tuo figlio ti riferirà, se lo desideri, tutte le nostre considerazioni. Ma in sostanza è sua opinione (la quale è sempre saggia) che, quando l’assalto verrà, come non può non accadere, dovremmo cercare di tenere le Terre Occidentali, dove tuttora dimorano gli Eldar e Uomini della tua razza, i cui cuori non sono ancora abbuiati. Per lo meno dobbiamo difendere Eriador sulle rive dei lunghi fiumi a ovest dei monti che noi chiamiamo Hithaeglir [le Montagne Nebbiose]: il nostro principale baluardo. Ma in quel vallo montano si apre, a sud, un grande varco verso la terra di Calenardhon; e per esso non potrà non venire l’invasione dall’Est. Già il nemico striscia lungo la costa a quella volta. Lo si potrebbe difendere, impedendo l’assalto, se disponessimo di una base sul litorale viciniore». (JRR Tolkien, Racconti Incompiuti, pp. 276-277).
Dalla lettura di questo brano diviene possibile ricavare alcune indicazioni fondamentali, e perfino sorprendenti, per certi versi, sulla concezione che Tolkien aveva di Sauron nei primi mille della Seconda Era: il ritratto più comune di Sauron in quei secoli, infatti, non è quello di un nemico pericoloso agli occhi di Gil-Galad, quanto quello di un enigmatico individuo, i cui veri scopi sono abilmente celati da un eloquio raffinato, in grado di ingannare quasi tutti i suoi interlocutori. Per rendersi conto di quanto risulti «anomala» la descrizione dell’Oscuro Signore che ho trascritto in precedenza, è sufficiente leggere il capitolo del Silmarillion dedicato alla forgiatura degli Anelli del Potere e, in aggiunta, l’incipit del lungo discorso tenuto da Elrond in occasione del concilio che da lui prese il nome.
«E più a sud e più a est, Uomini si moltiplicavano; e la maggior parte di loro si volse al male, poiché Sauron era all’opera. […] [Sauron] guardò con odio agli Eldar, e provò paura per gli Uomini di Numenor che di tanto in tanto tornavano, con le loro navi, alle spiaggie della Terra di mezzo; ma a lungo però dissimulò la propria mente e tenne celati i tenebrosi disegni che andava plasmando in cuor suo. Di tutti i popoli della Terra, trovò che gli Uomini erano i più facili da sviare; ma per molto tempo ancora non desistette dal tentar di persuadere gli Elfi a mettersi al suo servizio, ben sapendo che i Primogeniti erano dotati di maggior potere; e girò in lungo e in largo tra loro, e il suo sembiante era pur sempre quello di uno bello quanto saggio. Solo a Lindon non si avventurò, poiché Gil-galad ed Elrond nutrivano dubbi su di lui e la sua bella apparenza e, sebbene non sapessero chi egli fosse davvero, pure non gli permettevano di metter piede in quella contrada». (JRR Tolkien, Il Silmarillion, p. 361).
Da questo brano emerge un’immagine diversa da Sauron, più in linea con quella «classica»: sebbene l’autore accenni alla presenza di Uomini che si volgevano al male perché subivano la sua influenza, sembra proprio che, in questa versione della Storia, Gil-galad non abbia ancora preso coscienza del rischio rappresentato da Sauron, limitandosi a mostrare perplessità nei confronti di questo enigmatico straniero che si aggirava fra gli Elfi, il cui aspetto, secondo fonti non canoniche, avrebbe potuto essere ispirato perfino a quello dei Vanyar, la prima stirpe elfica, che mai aveva abbandonata Valinor tranne che in occasione della Guerra d’Ira. Un elemento, quest’ultimo, piuttosto inquietante, che avrebbe dovuto spingere i più lungimiranti a chiedersi donde venisse fuori Annatar, che, al di là della fittizia attribuzione alla stirpe dei Vanyar, sembrava conoscere molto bene Valinor, come dimostra il discorso tenuto ai fabbri dell’Eregion: «Ma perché dunque la Terra di mezzo dovrebbe restare per sempre desolata e buia, laddove gli Elfi potrebbero renderla altrettanto bella di Eressea, che dico, persino di Valinor? E poiché non vi avete fatto ritorno, come pure potreste, ben m’avvedo che, al pari di me, voi questa Terra di mezzo l’amate. Non è dunque nostro dovere di lavorare fianco a fianco al suo arricchimento e per l’elevazione di tutte le stirpi elfiche che vi si aggirono, all’oscuro del molto potere e della sapienza che sono di coloro i quali stanno di là dal Mare?» (JRR Tolkien, Il Silmarillion, p. 362).
L’immagine di Sauron/Annator subisce una nuova modifica nel resoconto tenuto da Elrond nel concilio dei Popoli liberi alla fine della Terza Era, nel corso del quale fu formata la Compagnia dell’Anello: al principio di quella riunione, ecco come Elrond accennava alla figura del Nemico: «A quell’epoca Sauron non era ancora d’aspetto malvagio, ed essi accettarono il suo aiuto e diventarono potenti nella loro arte, mentre egli apprese tutti i loro segreti e li tradì» (JRR Tolkien, Il Signore degli Anelli, p. 198).
Come conciliare tutte queste descrizioni dello stesso personaggio? Indubbiamente, una prima risposta può essere rintracciata nella mancata sistemazione organica di tutto il legendarium tolkieniano, un problema che si evidenzia ogni qual volta si notano discrepanze fra le diverse versioni delle storie della Terra di Mezzo. La stessa figura di Sauron, considerato come servo di Morgoth e suo principale erede nel funestare la Terra di Mezzo dopo la scomparsa del suo signore, per esempio, è molto differente da quella del Negromante, descritta nel romanzo de Lo Hobbit (ne parlo in questo articolo, per chi fosse interessato ad approfondire la questione: Chi è il Negromante?) Un elemento, tuttavia, sembra essere comune a tutte le descrizioni riportate in questo articolo: l’assenza di una versione guerriera dello stesso Oscuro Signore. Perfino nella versione riportata nei «Racconti incompiuti», infatti, Gil-galad sembra accennare (almeno, questa è la mia interpretazione) più alla presenza dei servi del Nemico in assetto da guerra nelle terre occidentali, piuttosto che a quella di Sauron in persona. Un primo suggerimento che mi sento di offrire, dunque, per prepararci alla visione della nuova serie di Amazon ambientata nella Seconda Era, è quello di dimenticarci dell’immagine di Sauron offerta nella trilogia cinematografica di Jackson: per gran parte della sua (lunga) esistenza, infatti, Sauron assunse certamente tanti aspetti diversi (riuscì perfino ad assumere forma di demoniaco lupo nel corso della Prima Era!), tuttavia il ruolo di guerriero fu quello che probabilmente disdegnò più di qualunque altro. Con ogni probabilità, l’unico momento in cui decise di calzare i panni che abbiamo visto nella riproduzione cinematografica de «La Compagnia dell’Anello» fu durante lo scontro mortale combattuto contro i comandanti dell’Ultima Alleanza (e che, diciamolo pure, non fu il suo momento migliore); nelle altre circostanze in cui interagì con gli esseri viventi (sia Elfi che Uomini) Sauron assunse più che altro un aspetto piacevole da vedersi, perché sapeva, da fine conoscitore dell’animo dei viventi qual era, che questo travestimento gli avrebbe permesso di fare breccia nei loro animi e nelle loro coscienze. Resterei molto deluso, dunque, se gli sceneggiatori della serie di Amazon non tenessero conto di questi elementi nella rappresentazione di Sauron: mi vengono in mente, a questo proposito, le scene del primo incontro fra Johnny Blaze alias Ghost-Rider e Mefistofele, il Diavolo in persona, nel film «Ghost-Rider» del 2007; quest’ultimo, per evitare di spaventare la sua vittima designata, gli appare sotto le sembianze di un anziano distinto signore…solo per un attimo, si intravede che la sua ombra non è quella di un normale essere umano, bensì di una creatura infernale. Ecco, fatte le debite proporzioni (tra l’altro, nel proseguimento del film del Ghost-Rider, la reale identità di Mefistofele viene svelata), mi piacerebbe che nel corso della serie Amazon lo spettatore – soprattutto quello che non ha molta domestichezza con l’universo tolkieniano – potesse avere dubbi sull’identità e sulle reali intenzioni della figura di Annatar, scoprendo progressivamente le sue reali e sinistre intenzioni.