Le lettere di Tolkien e le origini della guerra civile numenoreana

Care lettrici, cari lettori,
dedico questo articolo a uno degli aspetti meno conosciuti, ma per questo non meno importanti, della genesi del mito di Numenor in Tolkien. Avrei dovuto, in realtà, scrivere questo articolo presentandolo come una sorta di «cappello introduttivo» all’ultimo racconto che ho iniziato a trascrivere in questi giorni (potete leggerne le prime pagine in Numenor: Game of Thrones (I)), ma impegni vari non mi hanno permesso di rispettare questa scadenza.
In questo articolo saranno analizzate alcune lettere di Tolkien incentrate su una serie di aspetti particolarmente importanti per spiegare non solo le ragioni profonde che furono alla base del conflitto civile, scoppiato nell’anno 3255 della Seconda Era, tra i sostenitori della regina legittima Tar-Miriel e i seguaci di suo cugino Pharazon, ma anche per indagare sulla ritrosia che caratterizzò Tolkien in relazione al mancato approfondimento di queste ragioni, potremmo dire, a carattere «storico-sociale». Questo tema, in parte, è stato affrontato dal sottoscritto, per la prima volta, negli articoli: Scrivere degli Uomini. Un limite di Tolkien? e Scrivere degli Uomini (II parte) Tolkien vs Dante, ovvero l’impossibilità dell’allegoria che vi invito a leggere (o rileggere).
L’analisi delle lettere di Tolkien è di grande importanza per chi desideri approfondire le ragioni che spinsero l’autore del «Signore degli Anelli» a compiere alcune scelte precise in merito al dipanarsi della trama (o forse sarebbe più corretto riferirsi, data la vastità degli argomenti trattati nei suoi racconti e romanzi, alle trame) di quel lungo percorso che, fin dalla creazione del Mondo Secondario, avrebbe condotto molti millenni più tardi, all’ascesa e poi alla caduta di Numenor, l’isola del Dono. Per comodità mia (e di chi mi legge) ho deciso di suddividere questo articolo in due paragrafi, corrispondenti a ciascuno degli argomenti presi in esame nel corso di questa trattazione.

I sovrani di Numenor ispirati al mito egizio dei faraoni?

Nella lettera 156, datata verso la fine del 1954, Tolkien si sofferma sulla figura del sovrano di Numenor. I lettori delle opere del professore di Oxford sanno che la linea regale che resse il trono dell’Isola del Dono affondava le proprie radici nell’unione fra Uomini, Elfi e Maia, ossia spiriti angelici: questa, dunque, è la ragione per cui, ancora nella tarda Terza Era, Denethor, Sovrintendente di Gondor, lamenterà al proprio figlio maggiore, Boromir, come il ruolo dei sovrani di quel Paese (a loro volta discendenti di un ramo «cadetto» dei sovrani numenoreani) non avrebbe mai potuto essere soppiantato, per così dire, dai Sovrintendenti, nonostante fossero ormai trascorsi più di mille anni dalla scomparsa dell’ultimo sovrano del Reame Meridionale. È evidente, dunque, che il lignaggio dei sovrani di Numenor sia una delle prerogative fondamentali per tramandare questa importante carica senza soluzione di continuità; è sufficiente dare un’occhiata alla cronologia dei diversi re dei Dunedain, posta nel volume «Racconti Incompiuti», per rendersi conto, infatti, di come non appaiano mai altri sovrani provenienti da diversi lignaggi (sia pure all’interno dei numenoreani). Certo conosciamo molto poco (per usare un eufemismo) delle mogli dei sovrani di Numenor, però sembra evidente che la linea di successione sia costituita da eredi diretti di Elros, primo re di quell’isola e fratello di quell’Elrond che scelse di essere immortale come gli elfi e si stanziò, invece, nella Terra di Mezzo. Nella lettera che segue, Tolkien si sofferma sugli attributi sociali e, allo stesso tempo, religiosi, che contribuivano fortemente a rafforzare l’autorità del sovrano numenoreano:

«I Numenoreani cominciarono così una nuova grande epoca, e come monoteisti; ma come gli Ebrei (ancora di più) avevano un unico centro fisico di venerazione: la sommità della montagna Meneltarma «Pilastro del Cielo» […] Anche quando i Re si estinsero non restò più niente di simile al sacerdozio: le due cose per i Numenoreani erano equivalenti» (La Realtà in Trasparenza, lettera 156)

L’analogia con gli antichi Egizi è ripresa nella lettera 211, laddove Tolkien, approfondendo la caratterizzazione dei Gondoriani, confessa che questi

«erano orgogliosi, particolari e strani, e penso che la cosa migliore sia raffigurarli come (diciamo) Egizi. Assomigliano agli Egizi sotto diversi aspetti – la passione per, e la capacità di costruire, opere gigantesche e massicce (Ma naturalmente non per la loro teologia: rispetto alla quale assomigliavano più agli Ebrei, anzi erano persino più puritani – ma questo sarebbe troppo lungo da spiegare: spiegare perché praticamente non esiste una religione manifesta, o piuttosto atti o luoghi o cerimonie religiose fra i «buoni» o anti-Sauriani, all’interno del Signore degli Anelli» (La Realtà in Trasparenza, lettera 211).

Ancora sulla figura del sovrano numenoreano tipico, Tolkien, nella lettera 244 aggiungeva, infine, che:

«un re Numenoreano era un monarca, con il potere assoluto di decidere durante una discussione; ma governava il regno rispettando l’antica legge, di cui era amministratore (e interprete), ma non autore» (La Realtà in Trasparenza, lettera 244).

Ciò che mi sembra importante sottolineare, sulla base della lettura di questi documenti, è che il sovrano numenoreano, nelle intenzioni di Tolkien, doveva essere una guida non solo politica e amministrativa (come ogni altro capo di Stato, del resto), ma anche religiosa e, direi, simbolica. Ricordate come riescono gli abitanti di Minas Tirith a capire che Aragorn è il re tanto atteso? Dalle sue capacità di guaritore. Senza dubbio, anche i suoi antenati dovevano essere in grado di praticare queste arti mediche benefiche. Questa figura di sovrano, che troviamo anche in contesti storici (per esempio, si riteneva che gli antichi re francesi fossero in grado di guarire i loro sudditi da alcune malattie semplicemente imponendo loro le mani sul capo) ha però un limite evidente: diventa di grande utilità nel momento in cui una società è rigidamente organizzata da un punto di vista sociale (come doveva essere Numenor nella sua prima fase di esistenza), oppure all’interno di società profondamente in crisi (come il regno di Gondor alla fine della Terza Era), tuttavia può risultare «scomoda» nel momento in cui una società si articola maggiormente e compaiono, per così dire, «centri alternativi di potere» rispetto a quelli regi. Un esempio, sotto questo punto di vista, può essere costituito dal Consiglio dello Scettro, che affiancava il sovrano nelle sue scelte: secondo una nota scritta dallo stesso Tolkien a margine del racconto di Aldarion ed Erendis, questo organismo nel tempo aveva profondamente mutato la sua forma, diventando di fatto un potere alternativo rispetto a quello del sovrano. Nei secoli centrali e finali della Seconda Era, d’altra parte, si nota un’evoluzione degli stessi sovrani numenoreani: progressivamente, infatti, a parte alcune eccezioni significative, essi sembrano tralasciare i loro doveri regali, per concentrarsi unicamente sull’accumulo di ricchezze oppure su ricerche erudite. Sembra evidente, dunque, che, con il trascorrere dei secoli, il potere effettivo sia stato distribuito fra più soggetti, molti dei quali, si può supporre, avessero fatto fortuna grazie alla colonizzazione della Terra di Mezzo.

Una lotta di classe alla base del conflitto civile a Numenor?

Mi rendo conto che questo titolo può sembrare un po’ provocatorio, e non ho nessuna difficoltà ad ammetterlo. Come i lettori di Tolkien sanno (o dovrebbero sapere) molto bene, questo autore non volle mai accostare le storie della Terra di Mezzo a quelle che riguardavano il Mondo Primario, vale a dire la nostra cara e vecchia Terra, né volle cercare accostamenti di tipo politico, di nessun genere. A un lettore, per esempio, che gli chiese se Mordor corrispondesse all’Unione Sovietica, data la collocazione geografica ad Oriente di entrambi i territori (e l’idea, sottesa a questa affermazione, che Sauron e Stalin fossero considerati entrambi i nemici dell’Occidente, sia di quello fantastico, che di quello reale) Tolkien replicò fermamente che simili accostamenti non avevano alcun senso. Proprio per queste affermazioni contenute nelle lettere del professore di Oxford, non sfugge dunque l’importanza di questa lettera, perché cerca di andare oltre la dicotomia «religiosa» fra Fedeli e Uomini del Re.
In questa sede, dunque, voglio chiarire un concetto che ho toccato marginalmente nel corso di alcuni commenti scritti a margine di articoli precedenti: i Numenoreani Neri, in origine, non erano i seguaci di Pharazon. O almeno, non lo divennero fin quando non furono tutti quanti (a cominciare da Pharazon stesso) corrotti da Sauron, al punto tale da adorare Morgoth e praticare apertamente la Magia Nera. Il Numenoreano Nero più famoso, senza dubbio, è la Bocca di Sauron, che si presume discendesse da quei Numenoreani che si erano stanziati lungo le coste della Terra di Mezzo perché avidi di scienza malefica praticata da Sauron. Prima dell’arrivo dell’Oscuro Signore a Numenor, tuttavia, coloro che si opponevano ai Fedeli all’amicizia con gli Elfi, e al culto dei Vala e dell’Unico, erano noti come «Uomini del Re»: questa designazione indicava, dunque, quei Numenoreani che seguivano l’orientamento sempre più marcatamente imperialistico che i sovrani di quel popolo, nella fase centrale e finale della Seconda Era, finirono con il rendere l’obiettivo primario della loro politica. Questo non vuol dire, naturalmente, che alcuni di loro non avessero già deciso di lasciarsi corrompere da Sauron (come dimostra la storia dei tre Nazgul di origine numenoreana, accennata, ma mai ampiamente approfondita nel Silmarillion); tuttavia, è bene ribadirlo, la grande differenza tra questi e i Fedeli consisteva nel progressivo allontanamento dei primi dalla religione dei Valar, alla quale, tuttavia, almeno fino all’arrivo di Sauron nella loro isola, non si sostituì il culto di Morgoth. Questa differenza, se da un certo punto di vista può sembrare di scarsa influenza (dopotutto, gli Uomini del Re possono essere considerati, anche da un punto di vista «genetico», per così dire, gli antenati diretti dei Numenoreani Neri), appare invece di grande importanza nel momento in cui si esaminano le cause della decadenza di Numenor e il ruolo che Sauron svolse in questo processo. Un ruolo che, a ben vedere dalle parole che Tolkien adoperò in questa lettera, assomigliava sempre più a quello di «leader politico» oltre che, naturalmente, religioso e che finì coll’interagire apertamente con una serie di interessanti problematiche che, ancor prima della comparsa di Sauron a Numenor, dovevano avere provocato uno stato di crescente tensione sociale nell’isola del dono.

«Nella seconda fase, i giorni dell’orgoglio e della gloria e del risentimento contro il Divieto, cominciano a cercare il benessere piuttosto che la beatitudine. Il desiderio di sfuggire alla morte ha prodotto il culto delle morte ed essi profondono ricchezza e arte sulle tombe sui monumenti funebri. Ora incominciano a insediarsi sulle coste occidentali, ma questi insediamenti assomigliano sempre più a fortezze e ad abitazioni signorili, e i Numenoreani diventano raccoglitori di tributi, portando dal mare una quantità sempre maggiore di ricchezze nelle loro grandi navi». (La Realtà in Trasparenza, lettera 131)

Ancora più indicativo è questo breve estratto dal Silmarillion, che dimostra a quale livello fosse giunta la tensione sociale presente nell’isola di Numenor:

«E accadde in quei giorni che uomini dessero mano ad armi, trucidandosi a vicenda per motivi insignificanti, poiché s’erano fatti pronti all’ira e Sauron o coloro che questi aveva legato a sé andavano per il paese aizzando gli animi, sì che la gente mormorava contro il Re e i signori ovvero contro chiunque avesse qualcosa che essi non avevano; e coloro che disponevano di potere traevano crudele vendetta» (Il Silmarillion, pp. 344-345)

Da questo brano appare come Sauron, oltre ad avere velleità di tipo «politico» sia stato caratterizzato da Tolkien come una divinità che gli antropologi non esiterebbero a definire «trickster», ossia imbroglione, truffatore, come lo era, per esempio, Loki. Curiosamente, si può osservare come in questo brano Tolkien riprenda in parte la caratterizzazione che Sauron aveva quando era stato concepito come Tevildo, il Signore dei Gatti: una creatura perfida, tendente a fare il doppio gioco (cfr. «Racconti Perduti», dove questo personaggio appare in una versione primitiva del racconto di Luthien e Beren; per inciso, è in questo racconto, poi abbandonato dall’autore, che si spiega l’ostilità fra gli Elfi e i Gatti). Sembra evidente come a Sauron non importi assolutamente nulla della questione sociale legata agli «squilibri» derivati, con ogni probabilità, dalla concentrazione di ricchezze nelle mani di una ristretta cerchia di numenoreani: il suo obiettivo, infatti, era quello di approfondire il solco già esistente tra i diversi gruppi sociali dell’Isola del Dono, facendo leva ora sul desiderio dei ceti più diseredati di riappropriarsi di una parte delle ricchezze che dovevano essere loro state sottratte dalle élites, ora sui ricchi numenoreani che, spaventati da una possibile rivolta (o addirittura una rivoluzione?), avrebbero volentieri fatto ricorso alla forza per soffocare ogni tentativo di sovvertire i rapporti di forza esistenti.

Conclusioni: un epilogo già annunciato

L’influenza diretta di Sauron sulle genti numenoreane si ebbe solo a partire dalla sua finta sottomissione ad Ar-Pharazon, avvenuta nell’anno 3262 della Seconda Era. Le lettere di Tolkien citate in questo articolo, tuttavia, mettono in luce alcuni interessanti elementi che vale la pena di riassumere in questo paragrafo conclusivo e che ci consentono di sostenere la tesi secondo cui la fine del regno numenoreano era già stata avviata ben prima della guerra civile che portò al potere Pharazon.
1) La figura del sovrano di Numenor, così come appare nella prima lettera citata in questo articolo, possedeva valenze sia politiche che religiose. La rinuncia della maggior parte dei Numenoreani al culto dei Vala e di Eru rese la sua figura probabilmente più debole, da un punto di visto simbolico, accentuando, al contrario, il potere dei nobili che circondavano il sovrano e che siedevano al Consiglio dello Scettro e che potevano contare su maggiori ricchezze e (probabilmente) su un numero maggiori di soldati che dipendevano dai loro ordini e che si erano distinti nel saccheggio e nell’occupazione della Terra di Mezzo.
2) Esisteva a Numenor una fortissima contrapposizione tra le classi sociali: se è vero, infatti, che, nel suo complesso, la società numenoreana era diventata più ricca e potente, non mancavano, tuttavia, forti differenze al suo interno (basti vedere quello che succede nella società odierna, per rendersene conto). Sauron approfittò di questa divisione per i suoi fini, tuttavia non fu lui a crearla dal nulla.
3) Si fa presto a contrapporre Fedeli ai Seguaci di Pharazon: in realtà, dovevano esserci diverse posizioni all’interno di questi schieramenti, alcune più «moderate», altre più «radicali», legate, probabilmente, anche a fattori di natura sociale ed economica. A questo proposito va ricordato come lo stesso Pharazon, pur essendo ovviamente un personaggio squallido e corrotto, non aveva alcuna intenzione di sottomettersi a Sauron (almeno queste erano le sue intenzioni, quando preparò la sua flotta per conquistare Mordor). Per Pharazon, come per tanti altri suoi seguaci, Sauron era anzitutto un avversario «politico» in quanto le sue azioni aggressive minacciavano il dominio numenoreano nella Terra di Mezzo. Che Sauron fosse «anche» il discepolo di Morgoth doveva sembrare, per molti Numenoreani, un argomento trascurabile. Avrebbero reagito allo stesso modo se, per assurdo, Gil-Galad avesse deciso di intraprendere la conquista della Terra di Mezzo; state pur certi che non avrebbero esitato a dichiarargli guerra! Questa crisi insita nella rappresentazione della figura del monarca numenoreano è stata poi sviluppata nel mio «Racconto del Marinaio e dell’Infame Giuramento», al cui interno, partendo da questi scarni elementi presentati da Tolkien, mi sono spinto oltre, interrogandomi su una questione affascinante, destinata, naturalmente, a restare senza risposta: e se i tempi a Numenor, prima della Guerra civile, fossero divenuti maturi per una evoluzione radicale della forma monarchica di quella nazione? Cosa sarebbe accaduto se, oltre a porre in crisi la figura (debole) di Tar-Miriel, una parte dei Fedeli avesse avanzato riserve sull’istituzione monarchica in quanto tale?