Storia di Miriel – Questioni di famiglia

Care lettrici, cari lettori,
sia pure a rilento a causa dei tanti impegni, continuo a scrivere il «Racconto della Rosa e del Ragno». In questo brano avrete modo di approfondire la conoscenza della famiglia di Miriel, composta da suo padre Palantir e da sua madre Silwin. Ricordiamo che, all’epoca in cui questo racconto è ambientato, Miriel è ancora la principessa ereditaria del regno di Numenor, figlia di un principe reale e nipote del sovrano dell’isola. Troverai le altre parte del racconto in fondo a questo articolo.

Buona lettura, aspetto i vostri commenti!

«Costei [Silwin, moglie di Palantir e madre di Miriel, NdA], svelato il suo sembiante, si approssimò all’uomo che sedeva, con la mente e il cuore perso in lontani ricordi. «I Valar ti sorridono mio signore – l’apostrofò con durezza quando fu certa che la figlia si fosse allontanata a sufficienza da non potere udire le sue parole – ma non è forse questo il medesimo sentimento che ora puoi leggere negli occhi di nostra figlia». Egli sospirò, infine, rivoltole cenno affinché si accomodasse nel medesimo scranno che sino a pochi istanti prima era stato occupato dalla bionda fanciulla, così le rispose: «Non vi è ragione alcuna per cui tu debba essere in collera con me. Dopotutto, entrambi avevamo all’unisono concordato la necessità di questa prova». La donna, la cui bionda capigliatura splendeva nelle prime tenebre della sera, mosse rapidamente la mano, quasi a voler scacciare un pensiero molesto: «Non fu alla prova che opposi il mio diniego – e qui parve che il suo sguardo lanciasse strali velenosi contro il marito – ma a colui che tu designasti come destinatario del tuo ambizioso piano». S’interruppe per un istante, indi riprese a parlare abbassando la voce, quasi che temesse esservi all’ascolto nell’ora del Vespro spie invisibili: «Perché il figlio di Gilnar? Non è forse egli crudele come possono esserlo i giovani principi di Numenor? A lungo blandisti le mie paure, argomentando con tanta dovizia di particolari intorno alla presunta bontà d’animo di questo fanciulletto; io, tuttavia, null’altro vidi nelle tue parole che fantasmi di timori che mai riuscimmo a sopire, sin da quando nostra figlia venne al mondo. Dicesti che egli sarebbe stato un farmaco di indicibile potenza per arrestare i capricci e le voluttà di una fanciulla destinata un giorno a succederti sul trono di Numenor, secondo le leggi che i tuoi padri decretarono. Da par mio, tuttavia, null’altro scorgo che arroganza e boria; laddove i suoi compagni hanno preso a chiamarlo Erfea, egli, pur di non piegarsi a questa infamante accusa, si è arrogato con forza l’appellativo con il quale è stato disprezzato e non ha esitato ad usarlo come nome comune».

La donna s’interruppe per un istante, indecisa se aspettare una sua replica, oppure proseguire la sua accorata arringa; infine riprese e la sua voce si ridusse a un sussurro impercettibile: «Perché, Palantir, figlio di Ar-Gimilzor, non scegliesti Elendil di Andunie? O Arthol di Mittalmar? Perché questi principi, figli di illustri famiglie e perciò ben più propensi degli Hyarrostar a gestire l’autorità che dal potere deriva, non hanno suscitato il medesimo interesse che l’erede della più infima schiatta di Numenor ha acceso nel tuo sguardo?»
«Non nominare mio padre in questa sala! – gli occhi di Palantir baluginarono mentre egli stringeva i pugni per soffocare la rabbia che lo agitava al suo interno – non osare mai più pronunciare un nome pregno di disgrazia!» Attese qualche istante prima che la rabbia potesse svanire dalla sua mente, infine, rivolse queste accorate parole alla moglie che incupita attendeva la sua risposta. «Non credere che io non abbia soppesato altre alternative; eppure cosa altro avremmo ottenuto da Miriel se le avessimo imposto una simile compagnia? Elendil e Arthol sono entrambi Uomini valorosi: pure, a causa delle medesime osservazioni che tu stessa hai sollevato, converrai con me che simili Uomini, resi in fretta maturi dagli ambiti carichi che i loro casati preservano, cos’altro avrebbero potuto offrire a nostra figlia che non fosse una promessa di unione futura? Ella è troppo giovane per sposarsi, perfino per il metro degli Uomini mediani – proseguì, alzandosi e dirigendosi verso la finestra che dava a Occidente – né sarò io a negarle il piacere della sua primavera, costringendole a vivere la sua maturità prima che giunga l’ora. No, Silwen – concluse l’uomo, girandosi lentamente su sé stesso per rivolgere nuovamente il suo sguardo alla donna che l’aveva raggiunto silenziosamente – il figlio di Gilnar è ancora acerbo e, tuttavia, non lo è anche Miriel? Ché possa essere per lei valido e onesto amico, senza che il suo giudizio sia scosso dal peso della corona regale che un giorno ancora lontano la principessa dovrà portare sul suo biondo capo». La consorte del principe regnante chinò il capo, rassegnata: «Sia dunque come tu desideri, principe. Possa l’orgoglio non tradire i tuoi passi» e così dicendo abbandonò la sala; non rivelò, tuttavia, quello che il suo stesso cuore aveva tema di confessare e cioè che la profezia di Manea potesse raggiungere anche Erfea, che pure era lontano congiunto dell’erede al trono di Numenor».

Suggerimenti di lettura:

Ritratti – Miriel ed Erfea…e un nuovo racconto

La più bella delle Numenoreane. Miriel

16 pensieri riguardo “Storia di Miriel – Questioni di famiglia

  1. Per caso la moglie di Palantir appartiene agli uomini del Re? nn sento tanto amore tra i 2.
    Fammi capire: nn ha scelto elendil perché essendo di alto lignaggio ricopre incarichi importanti che richiedono maturità, invece erfea appartendo a una famiglia meno importante può godersi maggiormente la vita è quindi dedicarsi di più alla felicità di Miriel?

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    1. Effettivamente tra i due non c’è una grande intesa. Più che del partito del re, credo che Silwen appartenga a quell’area moderata dei Fedeli, più attenti a conservare la loro posizione che a contrastare efficacemente le azioni dei seguaci del Re. Per quanto riguarda la scelta su Erfea, la tua supposizione è corretta: Palantir sperava che Erfea avrebbe potuto avvicinarsi a sua figlia senza essere tentato dal potere che sarebbe derivato dallo sposarla

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      1. ok capito.
        probabilmente palantir avrà anche visto con la preveggenza che Erfea con Miriel potevano fare grandi cose, ma nn ha fatto i conti con l’ambiguità delle visioni del futuro, cmq ci sta tutto.
        bel racconto cmq, quando è ambientato?

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  2. Interessante il punto di vista della madre di Miriel! E sembra che fra lei e suo marito non ci sia particolare accordo, perlomeno quando si tratta di certi argomenti. Ciò che mi domando è se i due coniugi abbiano intuito che Miriel ed Erfea soffriranno molto a causa della situazione creatasi…

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    1. La madre di Miriel, il cui nome era Silwen, compare brevemente solo nel racconto “Il Marinaio e le Palantiri”: si tratta però di una comparsa particolare….perché in realtà era già morta! O meglio, Erfea si limita ad assistere al suo trapasso e sconfiggere così l’atavica paura che i Numenoreani nutrivano nei confronti della morte. Tornando a Miriel&Erfea: tieni conto che Silwen apparteneva a un’ala «moderata» dei nazionalisti numenoreani, costretta a sposare Palantir per scongiurare il rischio di una nuova guerra civile. Tutto sommato, il rapporto tra i coniugi non era stato poi così terribile…se è vero che non doveva esserci grande amore fra di loro, sarebbe ingiusto pensare che, quantomeno, non fossero legati da affetto e stima reciproca. Su Erfea però, come avrai letto, avevano idee difformi: laddove Palantir avrebbe voluto spingere perché sua figlia sposasse Erfea, Silwen, al contrario, sperava che sua figlia andasse in sposa a Amandil, considerato più vicino alla casa reale di quanto non lo fosse Erfea stesso…

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