Indur, the Death of Dawn.The Fourth Nazgul

Born in the city of Korlan in 1935 of the Second Age, Ji Indur was the heir to a wealthy family from the republic of Koronande; he possessed a very ambitious character since adolescence, becoming the youngest elected governor in that district. When he became a member of Koronande’s council, he promoted a policy aimed at countering Numenor’s influence on his homeland; in fact, under the reign of Tar-Ciryatan, Numenorean warships appeared for the first time in the republic’s waters, arousing considerable concern in the governor’s soul.

The influence of the Numenoreans undermined the social and political foundations of Koronande, to the point that Indur feared for the very survival of his power: made fearful by this threat, with a coup, Indur dissolved the national assembly and proclaimed himself king by Koronande. However, this political solution was not shared by most of Korlan’s people, who were proud of their freedom, nor would they allow Indur to extend his power: over the next twenty-three years, a series of civil wars and rebellions occurred. The intervention of the Numenorean settlers of Tantarak, who poorly tolerated such disorders, led Indur to re-take his kingdom, but a last popular uprising, commanded by the governor of Korlan, one of the strongholds of the new kingdom, led the sovereign into exile and restored the republic.

Ji Indur fled to Mumakan, the seat of many agents of Sauron since the eighteenth century of the Second Age: there he found hospitality and salvation, which was known to the Dark Lord, who thought he was using the fallen king to extend his power to South and offered him a new throne.

A dark alliance was signed between the young king and Sauron, and the corrupt Maya gave him the fourth Ring of Men in the year 2001: Ji Indur became a slave of the Dark Lord.

The new king of Mumakan changed his name to Ji Amaav II, so that the people believed that he was truly the descendant of the previous ruler, the first who had placed on his head the crown made from the ivory of the mumakil: the Nazgul reigned for one thousand two hundred sixty-two years, managing to subdue the Numenorean colony of Tantaruk, until, with the arrival of Ar-Pharazon’s armies, he had to flee, taking refuge in the jungles of the Harad.

Over the next few years, he learned their fighting strategies from the Haradrim and became their ruler. During the siege of Gondor, he led his armies to the front line and few were those who could look at the crown of King Mumakan without feeling awe; at the end of the war, however, he fell into Darkness along with his Dark Lord, when he was deprived of his Ring.

See also:

Indur, la Morte dell’Alba, il Quarto

Storia di Miriel – Tessitore di tenebra…

Care lettrici, cari lettori,
continuo in questo brano il racconto della giovinezza di Miriel, l’erede al trono di Numenor. Nel precedente articolo (lo potrete leggere o rileggere qui: Storia di Miriel – Questioni di famiglia) avete assistito a un furente litigio intercorso fra i suoi genitori, in merito alla decisione presa da Palantir, padre della principessa, di invitarla a frequentare Erfea, il giovane rampollo di una famiglia principesca di secondo piano della nobilità numenoreana; una scelta che non sembra trovare approvazione e gradimento da parte di sua moglie Silwen.
In questo brano, invece, approfondirete la conoscenza di un personaggio estremamente sgradevole e ambiguo dei miei racconti, Pharazon, il cugino di primo grado di Miriel e segretamente innamorato della principessa. Si badi bene: quello che tratteggerò nel brano che segue non è ancora la figura di Ar-Pharazon il Dorato, che un giorno ascenderà al trono di Numenor e arriverà ad accarezzare l’idea di conquistare il mondo intero (mega spoiler, lo so, ma era inevitabile e spero che i miei lettori potranno perdonarmi – perlomeno quelli che non hanno letto il Silmarillion di Tolkien) e che troverete raffigurato nell’illustrazione in copertina, opera di Anna Francesca Schiraldi. Volete avere un’idea di questo personaggio ancora acerbo? Allora pensate a Lex Luthor nel film “Batman v Superman: Dawn of Justice». Per chi non conoscesse il film…ebbene, leggete il brano e fatemi sapere a quale personaggio Pharazon vi sembra ispirato!

Buona lettura, come sempre aspetto i vostri commenti!

«All’epoca in cui si svolsero questi fatti, Gimilkhad, fratello minore di Palantir, non era stato ancora esiliato nella Terra di Mezzo a causa dei crimini che avrebbe commesso negli anni seguenti e dimorava presso il re suo padre. Egli crebbe un unico figlio, Pharazon, il quale aveva pressappoco la stessa età di Miriel; sovente, senza essere visto da alcun essere vivente, egli scavalcava l’alto muro che separava la dimora paterna da quella di suo zio e soleva osservare Miriel mentre costei si aggirava nel roseto che sua madre coltivava amorevolmente nella serra interna: per questa ragione egli prese a rivolgersi a sua cugina con il nome di «Lossë», che nella lingua elfica significava «rosa», perché ai suoi occhi ella appariva il più soave fiore sul quale avesse posto il suo pensoso sguardo. L’indole di Pharazon non si era ancora volta al male, né il giovane sembrava ambire a quel ruolo regale che il Fato, inesorabilmente, pareva negargli senza appello; pure la sua volontà non era mossa da pietà e la lunga solitudine alla quale l’aveva condotto l’educazione paterna, ostile a quanti non fossero dichiaratamente suoi camerati, aveva reso il suo animo volubile e lesto a cogliere in fallo il suo interlocutore, qualora questi non si fosse mostrato sufficientemente abile da destreggiarsi nei lacci verbali che egli lanciava su quanti, incautamente, avessero osato discorrere con lui.

Miriel non tollerava la compagnia del figlio di Gimilkhad, valutando i suoi approcci infidi nonostante le belle apparenze di costui; a causa del suo comportamento ella era solito chiamarlo Ungwë liante, ossia «tessitore di tenebra» nella favella dei Noldor; tuttavia Pharazon non pareva crucciarsi per questo nome e ignorava volutamente gli intenti polemici con i quali la fanciulla gli si rivolgeva. Nel corso di quella giornata il giovane principe, incuriosito dall’abito semplice che aveva indossato Miriel quella mattina, si era prodigato affinché le sue mosse non rimanessero ignote; non potendosi allontanare dalla sua avita dimora – ché i suoi precettori erano inflessibili e l’avrebbero punito severamente se avesse mancato a una sola lezione – egli era ricorso ai tordi, dei quali aveva appreso il linguaggio su indicazione di un camerata del padre: questi avevano dunque, su suo ordine, spiato l’incontro avvenuto fra la bionda fanciulla e il primogenito degli Hyarrostar e non avevano mancato di riferirgli ogni parola che i due avevano pronunciato. Oscuri presagi presero a muoversi nell’animo di Pharazon, ché egli, pur non avendo mai avuto occasione di conoscere il figlio di Gilnar, pure era colmo di pregiudizi nei confronti del suo casato, memore della parte che Gilnar svolgeva all’interno del Partito dei fedeli; a differenza degli altri principi delle casate reali di Numenor, infatti, agli eredi del sovrano non era permesso di frequentare le scuole regie, nelle quali codesti fanciulli si impratichivano nelle nobili arti e nelle perigliose scienze dei Secondogeniti. Non v’era alcun motivo di meraviglia, dunque, se lo stesso Erfea non aveva riconosciuto la sua futura regina, non condividendo i due i medesimi precettori: a lungo Pharazon soppesò quanto aveva appreso nel corso delle ore pomeridiane dalle sue spie, infine si convinse che quell’incontro del quale i tordi gli avevano riferito non fosse affatto causale: «Sicché la mia bella cugina ha conosciuto l’erede degli Hyarrostar – tali furono le riflessioni che espresse ad alta voce nel silenzio della sua camera – nonostante la severità dei suoi maestri non sia inferiore a quella dei miei precettori. Non v’è dubbio alcuno che questo non possa definirsi un incontro causale: altri voleri hanno disposto che questo avvenisse». Sogghignò, mentre mormorava i suoi pensieri nella penombra del meriggio, eppure non si recò immantinente da sua cugina; al contrario, evitò di incontrarla nei giorni seguenti, avendo cura, tuttavia, di metterle alla calcagna le sue piccole spie alate. Infine, quando fu certo dei suoi sospetti e l’occasione gli parve propizia, ammantato del suo mantello color porpora – il simbolo degli eredi in minore età allo scettro di Numenor – calzò le sue morbide scarpe in velluto nero e si recò, non visto da alcun servitore, nel roseto di Miriel, ove era certo di trovarla mentre coglieva le rose più profumate della stagione».


Suggerimenti di lettura:

Storia di Miriel – Questioni di famiglia

Ritratti – Miriel ed Erfea…e un nuovo racconto

Miriel

Post-scriptum su Miriel