My blog has reached and exceeded the quota of 400 followers! I thank each of you who help me to enhance my stories. To thank you I am giving you this new beautiful illustration, by Livia De Simone, which depicts our prince Erfea.

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Care lettrici, cari lettori,
quest’oggi voglio presentarvi l’ultimo brano scritto – per il momento – de «Il racconto della Rosa e del Ragno» che vi ha accompagnato in queste ultime settimane. L’articolo precedente – che potrete leggere (o rileggere) qui: Storia di Miriel – Tessitore di tenebra… – si è concluso con la decisione di Pharazon di recarsi a fare visita a sua cugina Miriel per capire quali sono i motivi che l’avevano spinta a incontrare Erfea. Spero di poterlo riprendere quanto prima, ma non temete! Nei prossimi articoli avrò modo di riprendere altre storie, altri racconti che spero potranno incontrare la vostra approvazione.
Buona lettura, aspetto i vostri commenti!
«L’ora del vespro si approssima – così le parlò [Pharazon], spuntando ratto da una robusta ginestra in fiore – e tuttavia vedo ancora, Lossë [Rosa, in elfico], che ti attardi ove nessuna compagnia può disturbare i tuoi pensieri. Profonda è divenuta dunque l’influenza del figlio di Gilnar, se egli ha posto nel tuo cuore la medesima solitudine che alloggia nel suo animo». Rise con eleganza, indi, con gesto rapido della mano sinistra, porse un fiore di orchidea alla cugina, inchinandosi leggermente: bianca era la superficie del fiore, eppure screziata di un colore azzurro notte, ché era – come ebbe a concludere il giovane – un omaggio agli occhi della principessa. Miriel sbatté leggermente le palpebre e sussultò portandosi d’istinto una mano al petto, come se si accingesse a parare un colpo invisibile; sebbene fosse ormai avvezza ai modi teatrali del cugino, non poté impedirsi, tuttavia, di esitare allorché la sua voce risuonò bassa alle sue spalle. «Sei solito recarti a farmi visita negli orari più imprevisti, caro cugino – tali furono le sue parole di benvenuto, seguite da un grazioso inchino che le scompigliò leggermente la capigliatura, resa leggermente rossastra dall’ultima luce morente del sole primaverile – sempre che qualcosa abbia attirato la tua attenzione tanto da farti rischiare una dura reprimenda nel caso i tuoi movimenti siano stati scorsi da occhi vigili».
«Sei abile a occultare i tuoi pensieri, figlia di Palantir – le rispose lui beffardo – dì piuttosto che la mia presenza ti risulta sgradita, ché le tue parole avrebbero dovuto alludere ai miei capricci anziché alla mia scarsa considerazione degli orari cari ai gentiluomini e alla dame di questa isola». Avanzò di qualche passo, avendo cura di non rivolgerle mai lo sguardo, limitandosi a osservare i boccioli del roseto che permeavano della loro fragranza il quieto meriggio. Arricciò delicatamente il labbro inferiore, quasi che un oscuro pensiero lo avesse turbato, indi riprese a parlarle: «I nostri padri erano soliti sostenere che nel nome di un uomo risiede la sua sorte; ebbene, non pare anche a te curioso come il figlio di Gilnar non aneli per nulla al mare e trascorra il suo tempo, invece, a domare le bestie selvatiche che suo padre tiene in gran conto, non essendo forse uomo avvezzo a quella ricchezza che il suo lignaggio avrebbe dovuto suggerirgli di considerare in modo benevolo?»
«Il tempo di Earien gli appartiene, e non vedo perché dovresti corrucciarti in merito a una scelta che non comprendi – le rispose lei, ancora divertita per la sua malizia, nonostante muovesse leggermente la mano destra per nascondere una ciocca ribelle che le cadeva sulla chiara fronte – Quanto a suo padre, perché dovrebbe rifiutare i doni che i Popoli della Terra di Mezzo gli inviano? Sarebbe oltremodo scortese – e qui lo sguardo cadde malizioso sul cugino – ché offenderebbe il lignaggio al quale egli appartiene».
Pharazon, preso congedo dalla bionda fanciulla, le rivolse un inchino beffardo e si allontanò percorrendo sentieri a lui solo noti; rimasta finalmente sola, Miriel poté ancora udire, in lontananza, riecheggiare una sciocca poesiola, le cui parole suonavano irriverenti nei suoi confronti.
«Rosa diletta,
donde vai sola, soletta?
Un inganno è la beltà
Corromperà la tua volontà»
Suggerimenti di lettura:
Storia di Miriel – Tessitore di tenebra…
Storia di Miriel – Questioni di famiglia
Ritratti – Miriel ed Erfea…e un nuovo racconto
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