Care lettrici, cari lettori, in questo caldissimo agosto vi invito a trascorrere qualche minuto nella grande isola di Numenor, insieme a Erfea e Miriel, i protagonisti di quella che sarà – se il tempo lo permetterà – la nuova copertina del Ciclo del Marinaio, opera della bravissima Livia De Simone!
Spero possa piacervi, buone ferie…e agli altri (me incluso)…massima solidarietà:)
Per saperne di più vi invito a leggere o rileggere i seguenti articoli:
Buon pomeriggio, care lettrici e cari lettori! È con grande piacere che voglio mostrarvi questa bellissima mappa in cuoio che mostra l’isola di Numenor così come appare nel Ciclo del Marinaio. A differenza delle raffigurazioni “tradizionali”, infatti, compare – nel margine inferiore destro della mappa – la città di Minas Laure, la Torre Dorata, il luogo natale di Erfea. Spero che vi piaccia, vi auguro buone vacanze!
Buona Domenica! Quest’oggi vi presento una nuova bellissima illustrazione opera di Livia De Simone che ritrae Aldor Roch-Thalion, Capitano degli Eothraim, che insieme al suo popolo accorse alla difesa di Osgiliath, minacciata dalle armate di Sauron.
Aldor fu un guerriero valente, capace di abbattere uno dei tre Grandi Draghi del Freddo che avevano portato la furia degli eserciti dell’Oscuro Signore nei quartieri orientali della capitale di Gondor, conducendo Sauron molto vicino alla vittoria tanta agognata.
Spero possa piacervi, vi auguro una buona giornata!
Il prossimo articolo sarà molto speciale…riprenderà la collaborazione con una bravissima doppiatrice che avete avuto già il piacere di ascoltare in passato…
«Aldor Roch-Thalion combatteva con una grande violenza e finanche i pesanti fanti dei Númenóreani Neri non osavano incrociare le loro larghe lame con quella del capitano degli Eothraim; alti si levavano i suoi gridi di guerra e gli Orchi erano atterriti dalla sua furia cieca; Bairanax lo scorse sul ponte, possente figura, ergersi su quanti tentavano vanamente di contrastarlo e il suo soffio gelido si abbatté su di lui, senza tuttavia scalfirlo, ché nel suo animo era scesa la forza di Oromë il Cacciatore, che il suo popolo chiama Bema, ed egli non temeva alcun nemico; rapido, il Theng si scagliò allora contro il drago e balzato agilmente sul suo dorso, vi piantò la lancia in frassino che impugnava nella sua mano sinistra, gridando parole di vittoria, ché nel suo cuore non si era spento l’eco del sacrificio di Ariel ed egli desiderava ottenere giusta vendetta.
Terribile fu l’agonia di Bairanax e il suo grido di morte echeggiò per molte miglia intorno; infine si accasciò al suolo e tutte le creature di Mordor si riversarono fuori dalla città, ché temevano la furia di Aldor e non osavano avvicinarsi a lui; un grande numero di fanti si radunò dunque dinanzi alla Città delle Stelle e tosto si disposero nuovamente per l’assalto, ché si avvidero essere in superiorità di almeno uno a venti e non temevano le mortali frecce dei Númenóreani, né le letali asce di Khazad-Dûm».
Il Racconto del Marinaio e del Re Stregone, p. 309
Care lettrici, cari lettori, bentrovati! Come forse ricorderete, quest’anno ricorre il ventennale del Ciclo del Marinaio. Per questa ragione ho iniziato un lavoro di revisione del testo, con l’obiettivo di arrivare a realizzare una piccola, grande sorpresa per me e per chi legge i miei racconti ed ha avuto così modo di apprezzare le gesta e gli eroi della Seconda Era della Terra di Mezzo.
Per cominciare vi presento una nuova illustrazione, opera della bravissima e paziente Livia De Simone, che rappresenta Ariel, signora delle Amazzoni, giunta in soccorso di Osgiliath minacciata dalle armate dell’Oscuro Signore.
Ariel io sono, figlia di Aran del Rast Vorn; un’aquila si presentò al nostro popolo quando ancora la Luna era giovane nel cielo, e riferì di gravi e luttuose notizie riguardanti i nostri cugini del Sud; tristi furono quel giorno i nostri cuori, ché, sebbene siano trascorsi innumerevoli secoli da allora, pure nessuna fra noi ha obliato la malvagità di Morgoth e il nome di Sauron l’Aborrito non è mai stato venerato dalla nostra gente. A lungo abbiamo percorso contrade sconosciute ai nostri occhi, ove il vento e gli astri erano i nostri unici compagni di viaggio, ché il messaggero di Manwë aveva fatto il nome di colui che i nostri aiuti molto avrebbe gradito e che sconosciuto risultava alle nostre orecchie: sei tu dunque Erfëa il Númenóreano, colui che chiamano il Morluin, Sovrintendente del Regno di Gondor?
Care lettrici, cari lettori, quest’oggi ho il grande piacere di mostrarvi l’ultima bellissima illustrazione disegnata da Livia De Simone. Il soggetto ve l’avevo anticipato qualche settimana fa, sollevando la vostra curiosità (A new character…). Adesso posso svelarvi l’identità del misterioso soggetto: si tratta della seducente e letale Adunaphel, l’incantatrice, una numenoreana corrotta da Sauron che ebbe un ruolo di rilievo nella caduta di Numenor (qui potrete rileggere la sua biografia: Adunaphel l’Incantatrice. La Settima). Per fortuna del nostro eroe, sembra che la bellissima donna fosse così simile a un suo «errore di gioventù» come si suol dire (scoprirete di chi si tratta in questo articolo: Ombre sinistre su Numenor…) da evitargli sinistre tentazioni…a volte, insomma, anche gli errori possono tornare utili!
Un saluto, alla prossima!
Ecco come appariva Adunaphel agli occhi di Ëargon, un numenoreano seguace di Pharazon.
«L’ospite, infatti, non era un uomo, come molti avevano creduto, bensì una donna di indicibile bellezza. I Principi di Numenor ed i loro servi, gente scaltra e senza alcun ritegno, al solo guardarla furono vittime della lussuria e sussurrarono tra loro commenti che qui non saranno riportati; le Signore di Andor, invece, presero subito a detestarla, perché la donna il cui sembiante era stato ora scoperto, rappresentava ai loro occhi molto di quanto avevano perso in gioventù e che sapevano fin troppo bene non avrebbero più riottenuto. Giovane era e non dimostrava avere superato la maggiore età[1], ché la sua chiara pelle era vellutata come seta e la sua capigliatura emetteva riflessi bluastri alla luce delle torce, tanto era scura. Per nulla seccata o intimorita dagli sguardi, ora lascivi, ora invidiosi che le venivano rivolti, la donna, con femminile grazia, si acconciò la chioma, leggermente scomposta a causa del lungo viaggio che aveva dovuto compiere per giungere fino a codesto luogo, e tutti ebbero modo di scorgere la sua affusolata mano carezzare dolcemente il capo; terminato che ebbe questo compito, ella rivolse i suoi azzurri occhi, sì splendenti che nessuno ne aveva mai visto un paio simili, al suo affascinato pubblico ed essi le furono soggiogati. Lentamente, l’ospite si levò nuovamente dallo scranno sul quale mollemente si era adagiata, lasciando cadere il nero mantello che l’aveva avvolta, simile ad una nube che oscura la luna nel plenilunio; un secondo mormorio colmo di stupore, ammirazione ed astio si levò, allora, ed il cuore di Ëargon fu trafitto, senza che egli potesse opporre una valida resistenza alla brama di lei che di istante in istante diveniva più forte nel suo animo. Superbamente bella, la donna si mostrava ora nella sua seducente femminilità: un lungo abito bianco le cingeva morbidamente il corpo, aderendo sui suoi seni e sui suoi fianchi, simile ad un abbraccio che un amante tenti di rivolgere all’oggetto del suo disio, mentre da una nera cinta, i cui intarsi argentati splendevano lugubri nella notte rischiarata dalla bellezza della donna, pendeva una leggera lama, la cui foggia, tuttavia, a molti parve essere simile a quelle portate dalle donne numenoreane – poche in verità – che erano esperte nell’arte della scherma e la cui elsa, ricavata da un unico frammento di ametista, risplendeva anch’essa nella notte. Un grazioso diadema era posto sul capo di colei che aveva ridotto al silenzio un uditorio che sino a pochi istanti prima era sconvolto da dispute e da rancori ed Ëargon si avvide che la medesima pietra preziosa che costituiva l’elsa della sua lama era posta al suo centro: incapace di parlare, egli non poté, tuttavia, evitare di pensare che la bellezza di codesta dama superava di gran lunga quella di qualunque altra donna avesse conosciuto, finanche di Miriel, che pure era da ogni Numenoreano considerata il fiore più grazioso che fosse mai stato concepito sull’isola sin dai tempi di Elros Tar-Minyatur. Affascinato, il figlio di Morlok osò mirarla nei suoi glaciali occhi e scorse, in un turbinare di sensi, la spietatezza dell’acciaio, la ferocia di una tigre del lontano meridione, l’intelligenza dello sparviero che sorvola le cime dei monti immersi nella bruma e la malizia della furtiva volpe che erra raminga nei campi di grano: sospirò d’amore e di desiderio e la volle per sé ed ella in verità, non fu tarda nel concedersi ai suoi desideri, sebbene, come fu chiaro in seguito, non agì seguendo il medesimo desiderio che ora si agitava furioso nel petto del Numenoreano, quanto piuttosto la sua lussuria ed il suo freddo raziocinio, ché ella era Adûnaphel l’Incantatrice, Settima fra i Nazgûl e Spadaccina di indicibile valore ed esperienza».
[1] Si ricordi che presso i Numenoreani il conseguimento della maggiore età avveniva al compimento del trentacinquesimo anno di età.
My blog has reached and exceeded the quota of 400 followers! I thank each of you who help me to enhance my stories. To thank you I am giving you this new beautiful illustration, by Livia De Simone, which depicts our prince Erfea.
Care lettrici, cari lettori,
quest’oggi ho il piacere di presentarvi questa nuova stupefacente illustrazione a colori, opera della bravissima Livia De Simone, che ritrae il secondo personaggio femminile dei miei racconti, Elwen la Mezzelfa, figlia di una Noldo e di un Numenoreano. Se volete scoprire maggiori dettagli sulla biografia di questo personaggio, vi suggerisco di cliccare qui.
A me non resta che augurarvi buona visione e ringraziarvi per i vostri apprezzamenti! Ieri ho oltrepassato la soglia dei 1300 like, vi ringrazio per la vostra gentilezza e il vostro calore!
Care lettrici, cari lettori,
quest’oggi voglio mostrarvi una nuova bellissima illustrazione, opera del tratto onirico di Giulia Nasini, la cui bravura già conoscete in questo blog per aver potuto ammirare la stupenda Miriel. Questo ritratto di Erfea – non me ne vogliano i precedente illustratori – è forse quello che è riuscito maggiormente a tratteggiare il suo carattere malinconico e fiero allo stesso tempo. L’illustrazione che vi mostro rappresenta Erfea al comando della flotta di Tar-Palantir, poco prima che Pharazon prendesse il potere e decidesse di sabotare la nave sulla quale viaggiava per punirlo in seguito alla decisione presa dal nostro principe di non riconoscerlo come sovrano. Questi eventi sono narrati sia in questo brano che in quest’altro, e precedono l’arrivo di Erfea alla città di Edhellond, ove avrebbe fatto conoscenza con la bella mezz’elfa Elwen…ma questa è, come si suol dire, un’altra storia…
Spero possa piacervi, aspetto i vostri commenti!
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