ROP – Rings Of Power – no spoiler – La regola di San Virgilio non sbaglia mai…

(ora ditemi che non avete letto il sottotitolo canticchiando sulle note del celebre tormentone degli 883, “La regola dell’amico non sbaglia mai”…)

Ero indeciso se commentare o meno la prima stagione della costosa serie Amazon “Rings of Power”…poi, dopo aver scambiato un paio di osservazioni con Federico Aviano, ho deciso dire anche io la mia. Premetto che cercherò di essere molto ironico nella mia disamina…come ho scritto in altra sede, «se qualcuno compra, qualcuno cede e, immagino, a suo vantaggio». Detto in altri termini, è giusto e doveroso che il pubblico critichi con obiettività i punti deboli di questa serie, ma non dimentichiamo che si è trattata di un’operazione perfettamente legale. L’ente che tutela i diritti di Tolkien ha deciso di cedere i diritti delle Appendici (tornerò in seguito su questo aspetto), perché “pecunia non olet”, cioè il denaro non puzza e la pubblicità che ne è derivata per i volumi del creatore della Terra di Mezzo non sarà stata certo trascurabile, tutt’altro.

Quindi, tutti felici, dunque?

Uhm, le cose sono un po’ più complicate di così…

Iniziamo!

Dunque, il santo citato nel sottotitolo non è Virgilio di Arles, vissuto tra V e VI secolo d.C., né l’altro venerato dalla Chiesa cattolica, San Virgilio di Salisburgo, attivo nell’ottavo secolo dell’era volgare. Mi riferisco, invece, a Publio Virgilio Marone, l’autore del poema epico Eneide, vissuto a Roma nel I secolo a.C. alla corte del primo imperatore Augusto. Chi ha frequentato i licei avrà forse capito ciò che sto per scrivere…per tutti gli altri e per chi vuole rinfrescarsi la memoria, dirò brevemente che è diventato celebre per aver scritto la prima fan-fiction della storia e, per questa ragione, è degno di essere considerato come il protettore di tutti quei nerd (me incluso) che si dedicano alla scrittura di racconti ispirati a questa o a quell’altra opera.

Pensate che scherzi? Nient’affatto!

Riflettiamoci: Virgilio voleva scrivere un’opera nella quale esaltare il lignaggio di Augusto, facendolo risalire a un personaggio di un mito che fosse particolarmente noto nel bacino del Mediterraneo, costituito dal ciclo di racconti e poemi ambientati ai tempi della Guerra di Troia. Pensa che ti ripensa, decise di orientare la propria scelta a favore di un protagonista secondario di questa materia letteraria…un principe troiano non disprezzabile (era pur sempre figlio di Afrodite, mica male!) che risulta essere uno dei superstiti dell’attacco finale mosso dagli Achei alla città dell’Asia Minore (quello con il celebre cavallo, per intenderci). È un personaggio del quale Omero (o chi per lui) non si occupa più, quindi va benissimo agli scopi di Virgilio per quattro ragioni:

  1. Si tratta di un personaggio conosciuto dal pubblico colto romano e greco, pur senza essere paragonabile in quanto a notorietà ad altri celebri eroi (Odisseo, Agamennone, per non parlare poi del più famoso di tutti, Achille);
  2. Si tratta di un personaggio che ad un certo punto è stato mollato da Omero, perciò nessuno si sarebbe scandalizzato di ritrovarselo vivo da qualche altra parte;
  3. I romani avevano già delle leggende e dei miti relativi alla nascita della loro città (Romolo e Remo, la lupa ecc.) che associavano vagamente l’origine della loro stirpe alla dea Venere e, probabilmente, allo stesso Enea;
  4. Aggiungete, dulcis in fundo, che all’epoca non esistevano i diritti d’autore…

…e insomma capirete il perché del successo di questo poema, poi recuperato anche in chiave cristiana, tra gli altri, da Dante (ricordate chi è inizialmente la sua guida?), ma questa, come si suol dire, è un’altra storia…

Torniamo a Rings of Power che, per comodità mia e vostra, chiameremo d’ora in avanti ROP. Perché questa lunga (e spero, non troppo noiosa) premessa sul buon Virgilio? Perché, secondo me, ha introdotto quelle che possono essere considerate le 4 regole per scrivere fan-fiction e, la serie ROP, lo è a tutti gli effetti.

La prima regola fondamentale per scrivere racconti ispirati ad altre opere, riguarda la necessità di ispirarsi a un personaggio reale, ma secondario del mondo di riferimento per farne il proprio protagonista.

Perché questa regola è così importante, tanto da attribuirle la posizione primaria?
Perché permette allo scrittore di turno di non doversi confrontare con un personaggio importante, con alle spalle una lunga storia, complesso per definizione…se aggiungiamo che virtualmente è immortale…

Insomma, credo che avrete capito dove conduce il mio ragionamento…esatto, proprio a lei, l’elfa Galadriel. Questo personaggio, a mio modesto modo di vedere, sarebbe dovuto restare sullo sfondo…una specie di guest-star che gli sceneggiatori avrebbero dovuto adoperare con moderazione, magari per sottolineare i punti salienti o drammatici della storia (per esempio, in una discussione relativa al destino degli Anelli una volta scoperto l’inganno di Sauron).

Purtroppo, invece, le cose non sono andate così: Galadriel è diventata una dei personaggi principali di ROP, stravolgendone completamente il carattere. Non è e non può essere assolutamente una scusante il fatto che i diritti acquisiti da Amazon siano limitati alle Appendici del Signore degli Anelli: in nessuna riga di queste pagine Galadriel si trasforma in un cacciatore ossessionato da Sauron! Sarebbe stato preferibile prendere un personaggio poco noto come protagonista: per gli elfi il mio preferito sarebbe stato Gil-Galad, che assisterà a tutti gli eventi che vedremo nelle cinque stagioni. Si tratta di un sovrano degno di rispetto e magnanimo, malinconico e saggio, sul quale Tolkien ha scritto davvero poco: avrebbe potuto impersonare «l’Enea» di ROP. Chissà come sarebbe andata diversamente…ad ogni modo mi sembra una buona idea.

Veniamo alla seconda regola: il rispetto della linea temporale imposta dall’autore di riferimento…che sia la Rowling, Tolkien od Omero la sostanza non cambia: non puoi stravolgere eccessivamente eventi che si svolgono a lunga distanza l’uno dall’altro. Certamente in questo Virgilio fu favorito: Omero, infatti, non offrì mai delle coordinate temporali precise rispetto alla sua epoca nelle quali ambientare l’Iliade e l’Odissea…tuttavia, come forse qualcuno di voi ricorderà, le tappe toccate da Enea verso le coste del Lazio si sovrappongono in parte con quelle di Odisseo: sarà proprio per questa ragione, infatti, che Enea incontrerà un uomo dell’equipaggio del re di Itaca, lasciato in Sicilia dopo lo scontro con Polifemo, che decide di fuggire con lui in Italia. Come vedete, Virgilio è stato attento a non sovrapporre temporalmente i due viaggi: l’uno si sussegue a breve distanza dal primo, certamente, ma senza evitare un cross-over che avrebbe messo in difficoltà il lettore, il quale non avrebbe potuto fare a meno di rivolgersi questa domanda: «Come mai Enea incontra Odisseo nell’Eneide se Omero non ne parla?».

In ROP, invece, tutta la dimensione cronologica è stata alterata profondamente. Beninteso, non è possibile mostrare sullo schermo 25 sovrani numenoreani con mogli e prole annesse. Senza dubbio, ne sortirebbe, in caso contrario, una confusione estrema, soprattutto per lo spettatore non avvezzo alla materia – perché sì, è bene ricordarlo ogni tanto, solitamente le serie Tv – soprattutto quelle con più stagioni, come dovrebbe essere ROP – tendenzialmente si rivolgono a un pubblico generalizzato, che non è tenuto ad essere già a conoscenza di tutti i riferimenti al canone di un’opera. Fatta questa doverosa promessa, non puoi iniziare la serie con Miriel e Pharazon perché – mega spoiler – saranno gli ultimi re di Numenor, dopodiché l’isola affonderà. Non puoi inserire perciò altri sovrani dopo la loro morte, anche perché abbiamo visto in uno degli episodi Miriel sognare l‘onda che distruggerà la sua isola, quindi siamo ragionevolmente sicuri che questo evento si svolgerà durante la sua esistenza. A parer mio, per dare un senso logico alla storia, sarebbe stato sufficiente inserire i seguenti 5 sovrani (non considero il primo, Elros, perché non c’entra nulla con gli eventi trattati e gli sceneggiatori di ROP, giustamente, hanno ritenuto opportuno citarlo solamente in paio di passaggi, più che altro per evidenziare il legame tra lui e suo fratello Elrond).

I sovrani in questione sarebbero: 1) Tar Minastir, che aiutò i Noldor contro Sauron in una grandiosa battaglia che salvò letteramente la Terra di Mezzo dalla distruzione…pensate che in quel momento Sauron aveva l’Unico al dito, era la creatura più potente del mondo, ma i Numenoreani riuscirono a batterlo…altro che i 500 cavalieri inviati da Miriel per sostenere gli Uomini del Sud….Eventualmente, poteva essere fuso con Tar-Aldarion, vissuto qualche secolo prima, ma importante nella trama per capire come mai i Numenoreani dopo un lungo periodo di disinteresse, iniziarono a volgere il loro sguardo alla Terra di Mezzo. 2) Tar-Atanamir il Grande, colui che diede vita alla grande divisione tra i Fedeli (come Elendil) e gli Uomini del Re (come Pharazon); 3) Ar-Adunakor, che fu il primo a rinnegare in modo palese la lealtà verso i Valar e gli Elfi (tenete conto che il suo nome nella lingua di Numenor significa “Signore dell’Occidente”, un titolo che era prerogativa di Manwe, il più potente dei Valar); 4) Tar Palantir, colui che provò a ricucire l’alleanza tra Elfi e Uomini e, naturalmente, 5) Ar-Pharazon e sua moglie Miriel (eh lo so, è un mega spoiler!).

In questo modo la forgiatura degli Anelli – che, nonostante il titolo della serie, ancora non si intravede – avrebbe potuto essere spostata al regno di Tar Minastir, provocando così il suo intervento a favore degli Elfi minacciati da Sauron e così via…Come vedete, pur contravvenendo in parte alla seconda regola, ho cercato di riassumere la storia di Numenor e, più in generale, della Terra di Mezzo, avendo cura, tuttavia, di evidenziare tre elementi, che mi rimettono, per così dire, sulla retta via: A) la longevità della Seconda Era. Ragazzi, questa epoca dura circa 3440 anni…e gli sceneggiatori hanno deciso di riassumerla in due secoli...come preparare la maturità con un bignami, insomma!); B) Il succedersi dei sovrani di Numenor con il progressivo allontanamento dagli elfi sino alla loro distruzione finale; C) la forgiatura degli Anelli, in questo modo, l’avremmo vista nella Prima serie, cosa che, a meno di improbabili colpi di scena (nel momento in cui scrivo mancano 2 puntate alla conclusione della stagione) vedremo successivamente.

Ricordiamo a tutti i gentili lettori e lettrici che si tratta di una serie su più stagioni: a differenza di un singolo film, dunque, non c’è nulla di male ad inserire anche personaggi che successivamente moriranno. Per fare un esempio pratico: Peter Jackson scelse di alterare la dimensione temporale del Signore degli Anelli sostenendo che dopo la morte di Isildur la linea dei re fu spezzata…in realtà non è così (per darvi un’idea, ci furono 25 sovrani dopo Isildur e altri 15 capitani dei Raminghi prima di Aragorn…), ma è anche vero che non c’era il tempo di inserirli tutti. D’accordo, un personaggio come Gandalf avrebbe potuto accennare brevemente ai tanti sovrani esistiti prima di Aragorn…ma in fondo, avrebbe fatto differenza? No: l’importante, per lo spettatore neofito, è capire che Isildur non è il padre (e nemmeno il nonno se è per questo) di Aragorn e che sono passati tanti secoli da allora.

Terza regola: definire un target preciso della serie e lavorare su quello. Nel corso del quarto libro dell’Eneide, quando Enea arriva a Cartagine e conosce la regina Didone, il principe troiano le racconta la fine della Guerra di Troia con tanto di inganno del cavallo: il lettore, tuttavia, riesce agilmente a seguire la vicenda, nonostante il lungo flash-back, sia perché si tratta di un argomento abbastanza noto, sia perché non altera il dipanarsi della storia principale. Nella prima stagione di ROP, invece, i fili narrativi sono decisamente troppi: per quanto l’identità di Meteor Man, l’uomo caduto dal cielo, mi incuriosisce, avrei fatto a meno di questi protohobbit. Non mi dicono nulla e non aggiungono nulla alla trama. Un omaggio alla trilogia di Jackson? Un modo per consentire a chi identifica la Terra di Mezzo con gli Hobbit di trovare conferma a questa sua visione? Non saprei: non ho gli elementi per giudicare. Mi chiedo, ma forse la mia è solo malizia, se l’obiettivo iniziale dei produttori di ROP fosse quello di avere i diritti sul Signore degli Anelli e creare una serie sul più famoso romanzo di Tolkien…forse la richiesta è stata tanto esosa da essere giudicata infattibile dalla controparte? Chissà: la mia, naturalmente, costituisce solo una riflessione oziosa…

Resta però vero che ci sono troppi fili narrativi aperti, che, inevitabilmente, attirano le critiche di chi conosce la fonte a cui attingono e si chiede perché darsi da fare per acquisire i diritti sulle appendici – fra le quali c’è anche quella degli Annali della Terra di Mezzo – per distaccarsene profondamente nello sviluppo della trama. Per non parlare poi di eventi che non c’entrano nulla, neppure lontamente, con la Seconda era, come, ad esempio, il (probabile) risveglio del Balrog di Moria che all’epoca se ne stava buono buono nelle profondità delle miniere. Ne uscirà una scena spettacolare, senza dubbio, ma…a che pro? Boh…

Eviterò di dilungarmi su aspetti davvero folli…come la creazione di Mordor in 24h tutto compreso attivando un intelligente sistema di esplosione vulcanica con conseguente sopravvivenza di Galadriel & Co. al flusso piroclastico. Sapete, fa male, molto male esserne investiti. Chiedere agli abitanti di Pompei ed Ercolano per averne conferma.

Voglio chiudere con un’ultima annotazione: molti sostenitori della serie la difendono accusando i detrattori di non rispettere la sospensione dell’incredulità che si dovrebbe avere davanti a un movie. Permettetemi di dissentire con un pratico esempio: qualcuno di voi, da bambino, ha per caso visto la riduzione cinematografica del Viaggio al centro della Terra diretto da Henry Levin nel 1959? Beh se siete troppo giovani (ahimè) per averla mai vista, provate a cercarla su you tube…vedrete dei dinosauri che…”scansati Spielberg”. Questa osservazione ironica, naturalmente, vale però per la nostra generazione, che ha assistito negli ultimi decenni a un progresso senza pari degli effetti speciali, anche grazie all’ausilio della computer graphic ecc…è piuttosto chiaro, invece, che per i nostri genitori o nonni le creature viste nel film di oltre 60 anni fa apparivano convincenti…sapevano, naturalmente, che si trattava di un effetto speciale, e tuttavia ne riconoscevano la bontà.

Nessuno può impedirci di contestare azioni che sembrano folli: ricordate che, nelle Due Torri, Legolas sale in corsa al suo cavallo alterando qualsiasi principio della fisica? Benissimo: personalmente non mi è mai piaciuta. Così come non ho apprezzato altre “americanate” che si trovano qua e là nelle due trilogie cinematografiche di Jackson (chi può mai dimenticare Denethor versione “torcia umana” che però riesce a fare i cento metri prima di buttarsi giù dalla terrazza?), non posso restare indifferente di fronte a quello che fa Galadriel per schivare una freccia! Va bene che gli Elfi erano leggiadri, acrobatici e al stesso tempo fortissimi, ma qui si esagera…e francamente, non se ne vede la necessità, soprattutto quando tu sceneggiatore disponi di una storia fantastica come quella della Seconda Era, che non ha bisogno di essere “abbellita” per avere successo.

Concludo questo lunghissimo post: la serie resta godibile soprattutto per chi non ha una conoscenza approfondita del materiale tolkeniano e, giustamente, non sa cosa è stato cambiato e in che misura è avvenuto il cambiamento; molto belle le scenografie e alcuni dettagli delle diverse culture materiali: gli ornamenti di Tar-Miriel, per esempio, ispirati all’arte orafa tardo antica sono davvero raffinati, assomigliano a quelli dell’imperatrici Teodosia, moglie di Giustiniano il Grande. Ininfluente per me la questione etnica: Arondir, per dirne una, è di gran lunga migliore rispetto all’interpretazione di Galadriel. Idem anche per Sadoc, il saggio protohobbit. A livello fisico, invece, mi convincono davvero poco sia Pharazon che Miriel: il primo, perché non ha l’aspetto del grande condottiero che avrebbe dovuto avere, ma sembra soprattutto un manovratore di folle, un politico consumato (la frase: gli elfi ci rubano il lavoro è semplicemente ridicola)…la seconda perché mi sembra un’eccessiva forzatura quella di avere una regina nera quando i Numenoreani di quell’epoca erano, per la maggior parte, palesemente xenofobi…non avrebbero accettato mai una sovrana di un’etnia diversa dalla loro. Ne parlo anche qui: Perché Miriel è bionda? Fisionomia dei Numenoreani

Ringrazio Federico per avermi dato l’ispirazione per un nuovo, chilometrico, post…e auguro a tutti una buona visione degli ultimi due episodi di ROP, concludendo con un monito rivolto ad entrambe le fazioni, sostenitori e detrattori: non prendetevela troppo se la serie non vi piace ovvero se non riuscite a farla apprezzare da chi la trova mal riuscita…e ricordate che essere aggressivi (sui social ne ho lette tante di offese, purtroppo) non vi aiuterà a convincere l’altra parte della bontà delle vostre asserzioni.

La nuova copertina del Ciclo del Marinaio!

Care lettrici, cari lettori,
in questo caldissimo agosto vi invito a trascorrere qualche minuto nella grande isola di Numenor, insieme a Erfea e Miriel, i protagonisti di quella che sarà – se il tempo lo permetterà – la nuova copertina del Ciclo del Marinaio, opera della bravissima Livia De Simone!

Spero possa piacervi, buone ferie…e agli altri (me incluso)…massima solidarietà:)

Per saperne di più vi invito a leggere o rileggere i seguenti articoli:

Perché Miriel è bionda? Fisionomia dei Numenoreani

Miriel

Erfea, o degli eroici imperfetti

Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

Mappa di Numenor

Buon pomeriggio, care lettrici e cari lettori!
È con grande piacere che voglio mostrarvi questa bellissima mappa in cuoio che mostra l’isola di Numenor così come appare nel Ciclo del Marinaio. A differenza delle raffigurazioni “tradizionali”, infatti, compare – nel margine inferiore destro della mappa – la città di Minas Laure, la Torre Dorata, il luogo natale di Erfea.
Spero che vi piaccia, vi auguro buone vacanze!

Storia di Miriel – Solitudine e sofferenza

Care lettrici, cari lettori,
ritorno su queste pagine per augurarvi buone festività e farvi un piccolo dono: un nuovo brano, estratto da «Il Racconto della Rosa e del Ragno», che spero possa ricevere una buona accoglienza. Devo esprimere la mia gratitudine a Lettrice e a Simona, che mi hanno spesso esortato a proseguire i miei racconti. Vorrei poter dedicare più tempo alla scrittura de «Il Ciclo del Marinaio», ma il tempo, ahimé, non me lo permette più come in passato…
Ho iniziato anche il ventesimo racconto di questa lunga saga, intitolato «Il Racconto della Rosa e dell’Ombra» – anche questo incentrato su Miriel – ma per ora ho scritto solo poche righe…

Vedremo cosa ci porterà il futuro. Per ora posso solo anticiparvi che nelle prossime settimane pubblicherò nuove immagini, disegnate da una bravissima illustratrice che avete avuto modo di apprezzare già in passato…

Tanti cari auguri e possano i vostri sogni realizzarsi!

«I timori di Pharazon, tuttavia, non erano stati placati dalle risposte poco convincenti che sua cugina aveva pronunciato; egli vedeva bene come, al contrario, le sue risposte alludessero a scelte e disegni che estendevano la loro ombra più lontano di quanto lo sguardo di Lossë fosse in grado di scorgere. Era stato abile a nascondere le sue emozioni dinanzi allo sguardo indagatrice della fanciulla, tuttavia, ora che procedeva solitario lungo i sentieri sconosciuti ai suoi domestici che lo avrebbero ricondotto alla sua dimora paterna, lasciò che risentimento e rabbia prendessero parola nella sua mente: «Sei stato uno sciocco! Cosa credevi, di carpire la sua attenzione svelandole segreti a lei ignoti? Troppo a lungo hai osservato i suoi passi dirigersi lontano dai tuoi pensieri e tuttavia il tuo imbelle animo è rimasto inerte. Le tue parole non possiedono maggiore verità di quanto le tue belle maniere vorrebbero celare: proseguendo lungo questo percorso futile le tue uniche compagne saranno la menzogna e la ritrosia». Egli stringeva forti i pugni, mentre la sua mente era persa in simili ragionamenti, né, tuttavia, avrebbe desiderato mostrare ad altri che non fosse la sua ombra simili debolezze; fu così che il suo rientro alla dimora avita, ancora una volta, avvenisse senza che alcuno dei domestici di suo padre fosse in grado di notare l’assenza né il furtivo rientro nei suoi appartamenti, ove restò preda dei dubbi fintantoché non fu costretto a prendere parte al desco paterno.

Introdotto che fu nella grande sala paterna, non si accorse della presenza di un uomo che conversava amabilmente con suo padre, tanto foschi erano i suoi pensieri da occultargli la vista. Non era il viso di uno dei suoi cortigiani, questo lo vedeva bene; l’ospite aveva un aspetto regale, tuttavia il suo viso avrebbe atterrito il più coraggioso degli uomini, ché una grande maschera dorata gli ricopriva la fronte sino agli occhi. Fu solo quando ebbe preso posto dinanzi a suo padre che si avvide con orrore che lo straniero portava seco quella maschera perché il suo volto era stato deturpato: egli era cieco, ché due gemme rosse riempivano quelle che un tempo erano state le orbite oculari. Inoriddito, Pharazon non poté trattenersi dall’emettere un breve singulto di sorpresa allorché il suo sguardo cadde sui preziosi rubini. L’ospite, tuttavia, non dette segno alcuno di essere stato offeso dalla mancanza di tatto del giovane figlio del suo anfitrione, oppure, se avvertì lo sguardo di ribrezzo misto a disgusto che colui non smise di lanciargli per l’intera durata del pasto, non se ne dette pena alcuna. La cena trascorse celermente, né Pharazon avrebbe desiderato intrattenersi ancora in compagnia di suo padre e dello straniero: fu grandemente sorpreso, dunque, allorché costui gli si rivolse parlando nella favella dei suoi avi: «Costui, dunque, è l’erede minore al trono di Numenor». Pharazon esitò, come se un colpo invisibile l’avesse costretto a indietreggiare: indi, il rancore che era cresciuto lentamente nel suo animo durante quel pomeriggio crebbe sino ad esplodere fragorosamente: «Ebbene, mi si chiami pure così, dunque! Non sminuirà la mia figura, bensì quella di chi si intrattiene troppo a lungo nei bordelli di Armenelos per reclamare quanto dovrebbe spettare a suo figlio!» Una grande furia prese allora Gimilkhad, il quale aveva già alzato il suo forte braccio per punire l’arroganza di suo figlio; tuttavia, il colpo non andò mai a segno, ché lo straniero, incurante del suo ruolo e della sua cecità, sembrò aver compreso cosa sarebbe accaduto di lì a poco: ratto, infatti, egli mosse a sua volta una rapida mano che afferrò in una ferrea morsa il polso di Gimilkhad, costringendolo a gemere sommessamente.

Grande meraviglia e stupore si palesarono allora sul volto di Pharazon, ché mai aveva scorto qualcuno capace di arrestare l’ira di suo padre in maniera sì veemente; prudentemente, tuttavia, scostò il pesante sedile dalla tavola di marmo, non già perché temesse la reazione di suo padre – ché, lo vedeva bene, nulla poteva opporre dinanzi alla fermezza del suo ospite – quanto la sicurezza con la quale questi aveva bloccato il colpo paterno. Cieco pareva, eppure Pharazon non poté fare a meno di considerare quanto alla sua vista offesa altri sensi, al suo sguardo invisibili, supplissero egregiamente: al ribrezzo che sulle prime aveva provato nel suo tormentato animo, era infine subentrata una fanciullesca curiosità: non poteva esimersi dal chiedere a sé stesso risposte a quesiti che la sua mente acuta non era in grado di risolvere. «Donde io venga e quale sia la mia casata, questo tu domandi ai tuoi sensi in questa ora perigliosa» affermò l’Uomo a bassa voce, continuando a usare la favella dei camerati paterni».

Leggi anche:
Storia di Miriel – Questioni di famiglia; Storia di Miriel – Tessitore di tenebra…; Storia di Miriel – Un’amicizia pericolosa

Space-Dye Vest

Dear readers, I dedicate this poignant song by Dream Theater to you which seems to be inspired by the sad love story between Erfea and Miriel. In particular, these melancholy words that I transcribe are suitable for describing their unhappy story.


“But he’s the sort who can’t know
anyone intimately, least of all a
woman. He doesn’t know what a woman
is. He wants you for a possession,
something to look at like a painting or an ivory box.
Something to own and to display. He doesn’t want you to be real,
or to think or to live. He doesn’t love you, but I love you.
I want you to have your own thoughts and ideas and
feelings, even when
I hold you in my arms. It’s our last chance… It’s our
last chance…”

Link utili:
L’Infame Giuramento_IX Parte e ultima (Il trionfo di Pharazon)
Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

The courage of Miriel

“Touch this Man and your blade will have to be stained with a double crime!”; so beautiful the sovereign of Numenor appeared, despite the wound on her head darkening the warm light of her hair, that even the Black Numenorean stopped her blade, seized by doubt and remorse; then, gripping Sulring – who, fortunately, was lying not far from me – I shook a single upward blow with desperation, while with the injured limb I pushed Tar-Miriel away from the Black Numenorean. Eargon backed off, astonished, and touched himself the wounded chest; then he looked at the great carnage that was going on in the lower room and his gaze expressed despair mixed with repentance”.

Potete leggere o rileggere questo brano in italiano qui: L’Infame Giuramento_IX Parte e ultima (Il trionfo di Pharazon)

Questioni aperte…

Care lettrici, cari lettori,
in queste settimane – anche se molto a rilento – proseguo nella scrittura del racconto «La Rosa e il Ragno», dedicato all’adolescenza di due personaggi fondamentali del Ciclo del Marinaio, vale a dire Miriel e suo cugino Pharazon. Contemporaneamente, tuttavia, mi sto dedicando a un altro racconto – anche se qui siamo ancora a una fase embrionale – nel quale verrà spiegato quale ruolo ebbe Miriel nell’accettare la proposta – o dovrei dire l’obbligo? – impostole da suo cugino affinché gli cedesse scettro e la sua stessa persona. Questo punto, come ho già avuto modo di scrivere in passato, è piuttosto oscuro e dolente perché mette in luce un episodio doloroso della vita di Miriel: quello che posso anticiparvi per il momento, è che si tratterà essenzialmente di un racconto femminile, nel senso che le protagoniste saranno quasi tutte donne, ad eccezione di Pharazon, naturalmente.
A rendere le cose ancora più complesse, devo rivelarvi che qualche settimana fa, rimettendo ordine in casa in occasione delle festività natalizie, è saltata fuori una vecchia agenda ncontenente appunti e racconti scritti in versi, risalenti a una concezione originaria del «Ciclo del Marinaio» nella quale, come ricorderà chi ha letto questo articolo In principio era…Othello, ovvero come nacque il Ciclo del Marinaio, Miriel non era stato ancora inserita tra i protagonisti, a vantaggio di Elwen, che era allora la principale figura femminile dei miei racconti. Cosa mi consigliate di fare in proposito? Vi piacerebbe leggerli, anche se sono componimenti per certi versi superati?
Attendo il vostro responso, ringrazio fin d’ora chi vorrà dire la sua!

Domenico

Qui troverete gli altri brani de «Il racconto della Rosa e del Ragno»:
Ritratti – Miriel ed Erfea…e un nuovo racconto
Storia di Miriel – Questioni di famiglia
Storia di Miriel – Tessitore di tenebra…
Storia di Miriel – Un’amicizia pericolosa

The gardens of Armenelos or the beginning of the end.

She looked at me, without uttering a word; yet, her clear eyes seemed to ask me for forgiveness and she replied with an ancient saying, which the Numenoreans use in very serious situations: “I gave hope to the Dunedain, but I have not kept one for myself”. She was silent for a few moments, finally she sighed and took my hand so she spoke: “Would you like, then, to break the orders of your sovereign? Do not lie to me, Erfea, for I see in your gaze the doubt and fear that my words have aroused in you; and yet, if the loyalty of my commanders were to fail, I would perish and others would suffer immense suffering ”. I watched her, coldly, because, although my heart was bleeding profusely, yet I could not ignore how much her words had, in vain, tried to conceal: “You are deceived, Miriel, if you believe that our loyalty to Numenor has come less; know, however, that we will only respond to it, when the time has come and no other”. Then she dropped my hand and her soul went cold: “Go, son of Gilnar and may your loyalty not fail when the time comes”.

In lingua italiana:
Nei giardini di Armenelos – illustrazione definitiva

500 followers! Thank you!

I reached 510 followers in the week. I can’t believe it, it’s a great result! I thank you for taking the time to read my articles. I dedicate a triptych to you that represents the three main characters of my stories: Erfea, Miriel and Elwen.

Ho raggiunto in settimana 510 followers. Non riesco a crederci, è un risultato ottimo! Vi ringrazio per il tempo che mi dedicate leggendo i miei articoli. Vi dedico un trittico che rappresenta i tre principali personaggi dei miei racconti: Erfea, Miriel ed Elwen.

Perché Miriel è bionda? Fisionomia dei Numenoreani

Care lettrici, cari lettori,
scrivo questo articolo per rispondere a un quesito che mi è stato posto qualche giorno fa da un lettore in merito alla capigliatura bionda di Miriel. Egli trova insolita questa scelta da parte dell’autore, perché, a sua detta, tutti i Numenoreani avevano capelli scuri (principalmente neri) e occhi chiari (solitamente grigi). Ho pensato quindi di scrivere questo articolo per rispondere alla sua legittima domanda e perché credo che le indicazioni che emergeranno in questa disamina saranno utili anche per comprendere alcune scelte che potrebbero (in questo caso il condizionale è d’obbligo) essere portate avanti dalla produzione della serie sviluppata da Amazon sulla Seconda Era della Terra di Mezzo, nella quale non dovrebbero mancare attori e attrici scelti per impersonare i Numenoreani.

Premessa: in questo articolo non tratterò la storia di Numenor e dei suoi abitanti (se siete interessati, vi suggerisco di leggere questi miei contributi: Storia di Numenor: un’introduzione – I parte; Storia di Numenor – II parte; Storia di Numenor – III parte), ma ne approfondirò soprattutto le vicende etnografiche.

Iniziamo da una considerazione: il grande pubblico, fino a questo momento, non ha avuto ancora modo di familiarizzare particolarmente con i Numenoreani: gli unici che si intravedono in qualche scena della «Compagnia dell’Anello» – il primo capitolo cinematografico della trilogia girata da Jackson – sono Elendil e suo figlio Isildur. Entrambi ricorrono allo stereotipo fisico che ho descritto in precedenza: capelli neri e occhi grigi. Anche Aragorn, che dei Numenoreani è il legittimo erede, presenta i medesimi tratti fisici. Non si tratta di un errore della sceneggiatura, tutt’altro: come apparirà evidente nel corso di questa trattazione, anzi, la scelta effettuata è particolarmente apprezzabile.

La scelta di rendere Miriel bionda si deve essenzialmente a due motivazioni, l’una interna al legendarium tolkieniano, l’altra esterna. Cominciamo dalla seconda, che è la più semplice da trattare: come ho spiegato in questo articolo:…e arrivò il Marinaio! Corto Maltese, Aldarion ed Erfea inizialmente il personaggio femminile protagonista dei miei racconti avrebbe dovuto essere Elwen, una mezzelfa la cui capigliatura era nera; per questa ragione, allorché presi la decisione di inserire un secondo personaggio femminile (che, alla lunga, avrebbe finito col soppiantare Elwen, relegandola a un ruolo marginale), decisi che sarebbe stata bionda. Non si tratta di una scelta particolarmente originale, lo ammetto: comprenderete bene, però, che il mio intento, all’epoca, era soprattutto quello di evitare che i due personaggi – Miriel ed Elwen – finissero coll’assomigliarsi troppo fra loro.

La motivazione legata al legendarium tolkieniano, invece, è molto più interessante e complessa: per poterla apprezzare, è necessario però fare qualche rapido cenno etnografico sui Numenoreani.

Essi discesero da tre casate di Uomini (Edain in elfico) che nel corso delle prime battaglie fra Elfi e Morgoth, il Grande Male del Nord, si schierarono dalla parte dei primi, patendo innumerevoli sofferenze. Non entrerò nel dettaglio di queste storie, perché mi porterebbero fuori strada rispetto al mio obiettivo: se vi ho incuriosito, vi suggerisco di leggere gli articoli dedicati al Silmarillion (l’opera di Tolkien nella quale sono narrate queste storie) che il mio amico Federico Aviano sta scrivendo in questi mesi (qui trovate il testo relativo alla comparsa degli Uomini nei racconti di Tolkien: https://imlestar.com/2020/08/08/il-silmarillion-recensione-riassunto-e-spiegazione-parte-9-la-venuta-degli-uomini-e-la-morte-di-fingolfin/)

Le casate erano così caratterizzate:
La Casa di Bëor (I casata): essi erano scuri di capelli e dagli occhi grigi. Erano alti quanto gli elfi Noldor (180-195 cm per gli uomini e 170-180 cm per le donne). Furono tra quelli che patirono maggiormente la malizia di Morgoth e dei suoi servi e tra i suoi membri si possono annoverare la maggior parte dei grandi eroi umani della Prima Era.
La Casa di Haleth (II casata): questi uomini erano anch’essi scuri di capelli, sebbene di statura più piccola rispetto a quelli delle altre casate e di carattere schivo.
La Casa di Hador (III casata): questa, fin dal principio, era stata quella più numerosa. Prendeva il nome dal suo avo, Hador Chiomadoro, a causa della sua capigliatura dorata, e i suoi membri si caratterizzavano per essere feroci in battaglia e particolarmente alti, arrivando a raggiungere i 220 cm. Una parte di questi uomini non lasciò la Terra di Mezzo per migrare verso Numenor e dettero vita a quelle genti che, nel corso degli anni successivi, popolarono gran parte delle contrade nord-occidentali di questo continente: da esse discendono, per esempio, i Rohirrim, vale a dire il popolo guidato da re Theoden e dai suoi nipoti Eomer ed Eowyn.

Quando i superstiti di queste tre casate (pochi, forse meno di 10.000) fecero vela, al principio della Seconda Era, verso i lidi di Numenor, ci si rese conto che avevano subito destini diversi: in particolare, della seconda casata (quella di Haleth) non erano rimasti che pochi sopravvissuti. Diverso fato aveva conosciuto quella di Bëor: la maggior parte dei superstiti di questa casata si stabilirono nella regione di Numenor chiamata Andustar (come potete vedere nella mappa che vi allego in basso).

Perché è importante conoscere questa correlazione gegrafica? Perché nella regione di Andustar si concentrarono la maggior parte dei Fedeli, i Numenoreani che non caddero sotto l’influenza di Sauron e dei suoi nazgul. La stessa casata principesca che reggeva le sorti di quella contrada, inoltre, derivava dall’unione della primogenita reale con un principe locale: non c’è da meravigliarsi, dunque, se la maggior parte dei Fedeli, appartenessero dunque alla casata di Bëor e avessero quelle caratteristiche somatiche note al grande pubblico: capelli neri e occhi grigi. Dai principi di Andustar, inoltre, discendono in linea diretta Elendil e i suoi figli Isildur e Anarion e, attraverso molte generazioni, anche Aragorn.

Questo lungo ragionamento, tuttavia, non ci dice ancora nulla sulla capigliatura bionda di Miriel: ebbene, ho pensato che se la maggior parte dei Numenoreani (ad eccezione, come ho scritto in precedenza, di quelli che abitavano nella regione di Andustar) erano discendenti della casata di Hador, è possibile che molti avessero conservato il pigmento chiaro dei capelli: se consideriamo, inoltre, che anche Tar-Silwen, la regina madre di Miriel e moglie di Tar-Palantir, era bionda, allora dobbiamo dedurre che nelle vene della bella principessa numenoreana scorresse sia il sangue della prima casata (dalla quale discendevano i re di Numenor) che della terza, vale a dire quella materna. Questa unione potrebbe spiegarsi anche a livello politico: se è vero che Tar-Palantir cercò di riportare armonia fra i Numenoreani, reduci da una dura guerra civile – come sa chi ha letto il racconto de Il Marinaio e il Messere di Endoreè probabile che egli abbia voluto prendere in moglie una rappresentante del partito avverso al suo…magari non una dei suoi leader più radicali, ma una donna appartenente a una corrente politica che oggi definiremmo «moderata». E questo spiegherebbe anche una certa ostilità provata da Tar-Silwen nei confronti di Erfea, che apparteneva, invece, come sappiamo, a una frangia radicale dei Fedeli Numenoreani (come si intuisce nel racconto de La Rosa e del Ragno).

Per le ragioni che ho presentato in questo articolo, in conclusione, l’eventuale presenza di Numenoreani e Numenoreane biondi (o comunque dotati di capigliature più chiare) nella serie che Amazon sta producendo non dovrebbe meravigliarci più di tanto.

Spero che questo articolo ti sia piaciuto, alla prossima!