L’organizzazione delle Armate di Mordor nella Seconda Era – II parte

Care lettrici, cari lettori,
quest’oggi vi propongo la seconda parte del racconto relativo all’organizzazione dell’esercito di Sauron durante la Seconda Era. In quest’ultima parte saranno indagati gli anni compresi fra la Caduta di Numenor e la sconfitta di Sauron al termine di quell’era. Trovate la prima parte qui: L’organizzazione delle armate di Mordor nella Seconda Era – I parte

Buona lettura, aspetto i vostri commenti! Vi anticipo che la prossima settimana pubblicherò qualcosa di molto speciale…stay tuned!

«Nel secolo che seguì la distruzione di Numenor, l’esercito di Mordor fu ulteriormente suddiviso e ad Umbar fu costituita la quarta armata, al cui comando vennero destinati Indur ed Akhorahil, in qualità di ammiragli dell’Oscuro Signore, mentre Adunaphel assumeva il grado di luogotenente dell’armata di Gorgoroth presso il Re Stregone.

I nove spettri degli anelli costituirono un corpo ben distinto di generali all’interno della rigida gerarchia militare di Mordor ed essi soli ebbero la qualifica di Genon (Lingua Nera/L.N.: Grande Comandante): immediatamente sottoposti ai loro voleri vi erano gli Urdanuk (L. N. Capitani), il cui ruolo prevedeva che essi assumessero il comando di una divisione di ottomila uomini, definita nel Linguaggio Nero come Belegrim (Armata Potente) o di diecimila orchi, indicata anche come Urhoth (L. N. Grande Armata): costoro prendevano parte ai consigli di guerra ed avevano facoltà, seppure fortemente limitata, di assumere decisioni autonome, una volta preso atto dei comandi ordinati dai Nazgul. Gli Urdanuk provvedevano ad attuare le disposizioni dei superiori mediante i loro collaboratori, chiamati nel Linguaggio Nero Afukaush (Marescialli), i cui compiti consistevano nel provvedere all’equipaggiamento e al vettovagliamento delle armate di Mordor e nel far pervenire i dispacci del Re Stregone ai Kritar (L. N. Sergenti): costoro, responsabili delle comunicazioni tra reparti mediante segnali di fumo e l’utilizzo dei corvi delle Montagne Nebbiose (Crebain), comandavano reparti inferiori di numero, costituiti da circa mille unità, in modo da permettere maggior rapidità di movimento durante le manovre di avanzata o ripiegamento.

Il Re Stregone dispose altresì che nessun orco potesse esercitare una carica superiore a quella di Kritar, ché temeva la superficialità e la mancanza di autocontrollo con le quali tali creature si lanciavano all’attacco, reputandoli indegni di indossare l’effigie dei comandanti di Mordor: unica eccezione a tale regola era costituita dal sovrano del regno di Gundaband, la cui città, pur trovandosi nella contrada controllata da Hoarmurath di Dìr, godeva di notevole autonomia, in quanto rappresentava la capitale degli orchi di Endor; desideroso di evitare faide intestine e atti di insubordinazione in una terra sì lontana dalle sue roccaforti, il Re Stregone dispose che il sovrano di Gundaband fosse ammesso a titolo onorifico tra gli Urdanuk, assicurandosi in tal modo la lealtà dei suoi sudditi.

Molti signori della guerra tra gli orchi venivano solitamente arruolati come Durothar (L. N. caporali), con la funzione di reclutare le proprie truppe per la causa di Mordor e assicurarsi che esse comprendessero gli ordini dei comandanti; al loro fianco cooperavano gli Ujak (L. N. guerrieri), responsabili di soli dieci soldati, sovente incaricati di costituire drappelli di esplorazione durante le avanzate in territorio nemico.

Tale era la complessa e accurata organizzazione dell’esercito di Mordor, che l’Oscuro Signore in persona non credeva possibile che esso avrebbe fallito il suo obiettivo; eppure ciò accadde, ché, nonostante le migliorie apportate dal Capitano Nero, vi erano conflitti latenti all’interno degli stessi alti comandi, causati da rancori antichi, dissidi che la minacciosa presenza dei Nazgul occultava solo parzialmente. Gli orchi non tolleravano gli uomini, deridendone la loro fragilità in battaglia, mentre i Secondogeniti asserviti a Sauron non mancavano di esprimere tutto il loro palese disgusto allorché si trovavano a dover condividere il rancio o l’alloggio con la prole di Morgoth. Non mancavano, infine, rivalità tra gli stessi uomini, ché gli Haradrim non smettevano di detestare i Numenoreani Neri, accusandoli di aver sottratto loro le terre migliori durante le guerre precedenti, mentre questi non tolleravano la presenza di stirpi umane a loro detta inferiori: tali contrasti, tuttavia, svanivano allorché veniva issato il vessillo dell’Occhio avvolto da una corona, l’effige del Re Stregone, signore degli eserciti di Mordor».

Per maggiori informazioni:

Gli anni dell’assedio di Gondor. Una cronologia

Cronologia della vita di Erfea e dei racconti del Ciclo del Marinaio

Dizionario dei personaggi de «Il Ciclo del Marinaio»

Uvatha, king of Khand

«When I was able to see who had entered the hall, I saw that he was a mighty warrior, adorned with the same armor worn by the captains of the people of Khand. Scarred was the man’s face, as if he had suffered a severe blow in combat; a deep scar extended from the height of the temple to the jaw and he seemed to be in the grip of great fury».

The tale of the Sailor and the Council of Orthanc

See also: Uvatha, the Horseman. The ninth Nazgul

L’organizzazione delle armate di Mordor nella Seconda Era – I parte

Care lettrici, cari lettori,
quest’oggi vi presenterò uno scritto nel quale ho provato a immaginare come fossero organizzate le armate di Sauron nella Seconda Era. Si tratta di uno scritto dalla natura “tecnica”, nel quale sono presentate due peculiarità che resero estremamente vulnerabile l’esercito dell’Oscuro Signore: la grande variabilità etnica delle sue schiere, all’interno delle quali militavano esseri umani e creature delle Tenebre, poco avvezze a combattere fianco a fianco e la presenza di una marina militare inferiore per qualità e quantità rispetto a quella dei Popoli Liberi…e come scriveva Tucidide nelle sue Storie, il controllo delle vie marittime era fondamentale per conservare la supremazia militare. Per ragioni di lunghezza ha suddiviso il mio scritto in due sezioni: la prima parte, che leggerete quest’oggi, sarà relativa all’organizzazione delle armate di Sauron dall’inizio della guerra contro gli Elfi sino alla corruzione degli Uomini ottenuta tramite la distribuzione dei Nove Anelli del Potere.

Buona lettura, aspetto i vostri commenti!

«Dopo la sconfitta subita nell’anno 1700 della Seconda Era ad opera delle armate degli Eldar e dei Dunedain, durante la prima delle guerre condotte da Sauron contro gli elfi, l’Oscuro Signore fuggì dall’Eriador e si trincerò nella sua Torre Oscura, ove meditò a lungo sui motivi che avevano condotto il suo esercito verso l’annientamento pressoché totale.

Nei successivi secoli le armate di Mordor furono profondamente rinnovate, ché Sauron comprese come la loro impreparazione e la scarsa coordinazione tra popoli fra loro estranei, incapaci spesso di comprendere l’uno la lingua dell’altro, avessero condotto i suoi nemici alla vittoria: egli si rendeva conto che non vi era, tra i suoi capitani, uno stratega capace di elaborare una tattica tale da favorire il miglior dispiegamento delle sue eterogenee forze, ché gli orchi, seppur dotati di notevole forza fisica, mancavano di intuizione ed erano, in numerose occasioni, travolti dalla loro stessa cieca furia. Pochi uomini all’epoca militavano nelle sue schiere e questo perché la corruzione dei Numenoreani era ancora lontana dall’attuarsi e i nove anelli dei secondogeniti giacevano nei forzieri di Barad-Dur. I capitani delle tribù del Khand e dell’Harad punto o poco conoscevano le arti della guerra dei popoli occidentali e i loro contingenti, male armati rispetto ai loro avversari, erano spesso travolti ancor prima di poter estrarre le loro rozze scimitarre in bronzo dai foderi sdruciti. Durante l’occupazione di Ost-In-Edhil, le truppe di Sauron erano state comandate da un Troll, il cui nome era Ghulush: forte ed ambizioso, questo essere aveva trucidato numerosi Elfi, guadagnandosi in breve tempo l’ammirazione delle proprie truppe; esse, tuttavia, sovente cadevano in preda al panico, allorché il loro comandante era distante, ché molto temevano la collera degli Eldar, né Sauron poteva vantare altri condottieri di tale rango tra le sue file. L’intera armata di Mordor, incapace di combattere in schiere ordinate e compatte, procedeva in maniera piuttosto confusa durante la carica iniziale, smarrendo tuttavia ogni iniziativa allorché il nemico, se pur in numero inferiore di numero, anziché mostrare la terga, non cedeva ai suoi furiosi attacchi.

Ghulush aveva compreso che non era nelle sue capacità quella di apprendere l’arte della guerra dei suoi avversari e lo stesso rispetto che le sue truppe gli mostravano nasceva in gran parte dal condividere, seppure in dimensione minore, la stessa forza bruta che assaliva il comandante allorché si scagliava contro le schiere nemiche, urlando loro tutto il suo odio. L’unica tattica degna di nota che egli era stato in grado di apprendere e di trasmettere ai suoi subordinati consisteva nel tentare l’accerchiamento del nemico con una manovra rapida, in modo da permettersi in seguito la vittoria; tale strategia, tuttavia, fallì durante l’attacco dei Numenoreani, allorché, schierati su diverse fila distanziate l’una dall’altra, costoro resistettero al primo attacco delle armate di Sauron e in seguito massacrarono i loro avversari.

Durante gli anni che seguirono la sconfitta delle armate di Mordor ad opera dei Numenoreani, l’odio di Sauron per tale stirpe si accrebbe ed è plausibile che tra i motivi che lo spinsero a corrompere i cuori degli orgogliosi Dunedain, vi fosse anche la necessità impellente di carpire i segreti militari che costoro gelosamente custodivano: con l’investitura di Er-Murazor, secondogenito di Tar-Ciryatan, sovrano di Elenna, a Signore di Morgul e primo comandante delle armate di Mordor, il principale obiettivo dell’Oscuro Signore si era realizzato, ché il Capitano dei Nazgul possedeva invero uno spirito razionale e una mente acuta, in grado di elaborare strategie degne della sua stirpe.

Numerosi Numenoreani si volsero allora al male e Sauron gioì nel profondo del suo cuore nero, ché essi avrebbero apportato al suo reame le conoscenze ereditate dagli Eldar e ricchezze al di là di ogni immaginazione, necessarie per permettergli di attuare i suoi piani di conquista della Terra di Mezzo.

A partire dall’anno 2260 della Seconda Era, con l’asservimento totale dei nove portatori degli anelli degli uomini al suo volere, Sauron poté disporre di un corpo di luogotenenti degni di questo nome, ché essi erano stati scelti in base alle abilità militari dimostrate durante la vita terrena e alle conquiste ottenute duranti gli anni del loro dominio. Er-Murazor, divenuto il Signore dei Nazgul, operò un profondo rinnovamento all’interno dell’esercito di Mordor, consentendo che fossero realizzati, per la prima volta, dei corpi di armata, assegnati ai suoi commilitoni e di cui egli era il primo comandante.

Negli anni precedenti la cattura di Sauron da parte delle armate numenoreane, il Re Stregone portò a compimento i suoi piani, suddividendo l’esercito di Mordor in tre armate: di queste, la prima, in ordine crescente di importanza e di effettivi, era l’armata di Gorgoroth, di cui fu proclamato luogotenente Akhorahil, il quale era dello stesso lignaggio del suo signore. La seconda armata includeva ogni soldato incaricato di sorvegliare la piana di Udun e il Cancello Nero e fu affidata a Dwar di Waw, il quale incaricò Hoarmurath di Dir di prendere il comando delle schiere dei regni settentrionali di Endor sottomessi ai Nazgul, in qualità di suo reggente. La terza armata, detta anche di Nurn, coordinava l’afflusso e il trasporto di truppe dalle nazioni vassalle poste nel sud di Endor a Mordor e fu posta sotto il comando di Khamul, mentre ad Uvatha ed a Ren fu assegnato il grado di luogotenenti di quest’ultimo. Adunaphel ed Indur, infine, avrebbero dovuto rivestire la funzione di ammiragli, tuttavia, data l’esiguità della flotta di Mordor, costituita quasi esclusivamente da vascelli numenoreani appartenuti agli Ulairi di tale stirpe, essi furono destinati in un primo momento ad altri ruoli, e divennero i portavoce dell’Oscuro Signore, spesso intraprendendo missioni all’interno e all’esterno del reame per conto di costui».

Continua…

Uvatha, the Horseman. The ninth Nazgul

The ninth Nazgul was born in 1970 of the Second Age, in the Olbamar quarries in eastern Khand with the name of Uvathar Achef; he was the son of an exiled prince and his father’s unhappiness soon became his. Uvathar spent the first ten years of his existence in the steppes of Khand, where he learned the arts of hunting and war, the only ones that aroused his interest in him; fierce and proud he became his soul and even before he was sixteen he was stained with the blood of numerous men and knew how to ride like no other Variag. Eighteen years old, he asked for and obtained command of his father’s army, leading him to obtain several victories, which brought him the throne of the upper Khand: not satisfied with this success, the young Uvathar defeated the king of lower Khand, Urig Urpod, unifying for the first time in his history the entire nation of the Variags under one crown. At the age of twenty-five, following the death of his father, Uvathar became the new warlord of Khand, attracting the attention of the Dark Lord, who offered him the last of the Rings of the Power of Men in the year 2006. Uvathar accepted without hesitation, as his people had always been tributaries of Mordor, and many of them revered Sauron as a deity: in the following centuries, Uvathar changed his name to Uvatha according to the black language of Mordor, and conquered vast lands south of Mordor, with the help of the armies of Ren the Mad. In the year 3262, after the capture of his mentor, Uvatha took refuge in Mordor, near Lake Nurn, where he trained numerous armies. After the fall of Numenor, Uvatha participated, like the other eight Nazgul in the siege of Osgiliath, but was unable to take over the city; he then went to the pass of Cirith Ungol where he prevented the Dunedain from leading new forces against Mordor. Too late Uvatha came with his armies to Barad-Dur, for Sauron had fallen and he vanished into the shadows.

Suggerimenti di lettura:

Uvatha, il Cavaliere, il Nono

La Battaglia della Dagorlad – La profezia di Oropher si compie

Care lettrici, cari lettori,
quest’oggi voglio accompagnarvi all’epilogo del «Racconto del Marinaio e della Grande Battaglia», che si concluderà con la vittoria dell’Alleanza e la caduta dei Cancelli Neri. La conclusione di questa battaglia era stata già, in verità, preannunciata dal morente re Oropher (potete rileggere qui la sua profezia), per cui i lettori più attenti potrebbero aver già colto quello che si dice uno «spoiler». Per gli altri, mi auguro che la conclusione possa essere di loro gusto. Un’ultima precisazione: questa battaglia avrebbe certamente richiesto una trattazione più lunga, tuttavia devo invitarvi a considerare che il narratore interno della vicenda – vale a dire Erfea – partecipando direttamente allo scontro dovette interrogare molti alleati e nemici prima di avere un quadro preciso di quanto era accaduto e, per questa ragione, il suo resoconto finale può sembrare più «asciutto» rispetto a una narrazione più approfondita ma – inevitabilmente – meno capace di raccontare una vicenda così grande e articolata.

Buona lettura, aspetto i vostri commenti!

L’immagine in copertina è di Mikel Janin, «Battle of Azanulbizar»

«Il panico si impadronì allora della creature della Tenebra ed esse fuggirono dinanzi agli Ent o furono travolti dall’impeto delle loro forti braccia: Troll, Orchi o mastini che fossero, gli schiavi di Mordor furono sbaragliati e le schiere di Gil-Galad e di Elendil liberate dal mortale laccio che il Re Stregone aveva posto loro intorno; eppure, all’ala destra, le armate di Mordor, rinforzate dai cavalieri di Uvatha, tenevano ancora testa ai soldati di Isildur e di Glorfindel, sicché questi erano ormai prossimi a cedere, né avrebbero potuto essere in alcun modo raggiunti dagli Ent o da altra truppe dell’Alleanza, ché il Re Stregone mosse contro di loro i veterani del suo esercito, i Numenoreani Neri che portavano impresse sul proprio corpo le cicatrici di mille battaglie vinte. Nuova speme sorse allora nel cuore degli schiavi della Terra Nera, ché essi si avvidero della potenza dei loro padroni e presero ad esultare, consapevoli che se avessero impedito ai vari reparti del nemico di unirsi nuovamente, la vittoria sarebbe stata raggiunta.

Improvviso, un rauco corno fu udito nella piana e gli sguardi di tutti furono attratti dalla visione di piccole figure che giungevano da levante; esultanti, i cavalieri del Nemico si approssimarono ad andare loro incontro, ché credevano essere costoro i mercenari che i re dell’oriente avevano inviato in soccorso. Grande fu perciò la meraviglia e lo stupore dell’intero esercito di Mordor, allorché costoro udirono riecheggiare un nome per loro oscuro: “Khevialath! Khevialath!”(1) e si avvidero che costoro non erano uomini ma nani. Silenzio cadde allora fra quanti erano presenti nel campo di battaglia, rotto dal possente canto di battaglia di Erfea e di Groin, ché essi compresero quali aiuti erano giunti loro in quell’ora sì oscura; nuova speme sorse allora negli animi dei soldati dell’Alleanza, ché essi si avvidero che nuovi soccorsi giungevano e riacquistarono le forze che le crudeli ore di combattimento avevano sottratto loro. Incredulità si dipinse invece sui biechi volti degli schiavi di Mordor, ché essi non comprendevano da quale luogo fossero giunti quei nani le cui insegne erano sconosciute pressoché a tutti, eccetto a quelli della stirpe di Bavòr (2), che sino a quel momento si erano tenuti in disparte.

Lesti, i guerrieri travolsero qualunque resistenza venisse loro opposta; finanche i cavalieri di Uvatha fuggirono in preda al panico, ché i Nani della Sesta e della Settima casata erano numerosi e bene armati, né era possibile incutere loro timore, ché erano armati di una temibile arma, quale mai i Variag del Khand e i popoli dell’Harad avevano mirato: una mazza lunga ottanta pollici che i Nani impugnavano con entrambe le mani, mirando ai garretti dei destrieri dei nemici, sicché questi cedettero e furono travolti dai pesanti stivali che i figli di Aule calzavano.

Il panico si impadronì allora di quanti servivano nelle file di Mordor ed essi presero a fuggire, mentre il Re Stregone ordinava alle schiere di Bavòr di proteggere la ritirata delle sue truppe sul suo fianco sinistro; vana si rivelò tuttavia tale mossa, ché i Nani dell’Oriente travolsero finanche quest’ultima resistenza e permisero alle schiere di Isildur e di Glorfindel di spezzare le linee nemiche e di riunirsi ai loro congiunti. Grande fu allora la rovina degli eserciti di Mordor, ché essi subirono gravissime perdite, sicché solo un decimo dei guerrieri che avevano fatto il loro baldanzoso ingresso dagli ampi Cancelli della Nera terra fece ritorno alla dimora di Sauron, abbandonando nelle mani dell’Alleanza una gran quantità di viveri e di strumenti bellici di ogni sorta».

Note:

  1. Khevialath era il nome che i nani avevano attribuito ad Erfea: nella loro favella significa «Il lungimirante».
  2. La stirpe di Bavòr combatteva sotto le insegne di Mordor.

Suggerimenti di lettura:

La Battaglia della Dagorlad – L’intervento di Uvatha e delle Grandi Aquile

La battaglia della Dagorlad – L’arrivo della cavalleria alleata

La Battaglia della Dagorlad – Morte di un eroe

La Battaglia della Dagorlad – La strategia del Re Stregone

La Battaglia della Dagorlad – Una vittoria apparente…

La battaglia della Dagorlad – La carica dei Mumakil

La prima fase della battaglia della Dagorlad

Il discorso di incitamento di Gil-Galad ai soldati dell’Ultima Alleanza

La Battaglia della Dagorlad – Il catalogo delle forze alleate e nemiche

La Battaglia della Dagorlad – L’arrivo degli Ent

I piani di battaglia per la Dagorlad

Dwar a colloquio con i Signori dell’Ovest

Il coraggio di Morwin e la morte di Oropher e Amdir

Il primo attacco ai Cancelli Neri

Un giuramento infranto. La follia di Amdir e Oropher

Un’alleanza difficile

Gil-Galad, l’Alto re degli Elfi

 

La Battaglia della Dagorlad – L’intervento di Uvatha e delle Grandi Aquile

Care lettrici, cari lettori,
siamo ormai quasi giunti al termine di una lunga serie di articoli incentrati sulla narrazione della grande battaglia combattuta dinanzi ai Cancelli Neri di Mordor alla fine della Seconda Era. In questo brano leggerete delle geste di Uvatha il Cavaliere, uno dei Nove Nazgul, e dell’arrivo delle Grandi Aquile, il cui intervento fu salvifico per evitare la sconfitta delle truppe dell’Alleanza…

Buona lettura, aspetto i vostri commenti!

«Gli Orchi e gli Uomini si adunarono ancora una volta e mossero all’attacco, spronati gli uni dalla malizia del loro Oscuro Signore, gli altri dalle fruste dei loro aguzzini; i Cancelli neri si aprirono e nuove schiere presero parte alla battaglia ed erano costoro i cavalieri di Uvatha, Nono tra coloro che accettarono gli anelli del potere degli uomini, colui che le sue schiere temevano sopra ogni altro capitano di Sauron, eccetto il Re Stregone in persona. Implacabile era infatti l’odio di Uvatha verso le schiere dell’Occidente e si narra che egli fosse il più abile cavaliere della Terra di Mezzo, superiore finanche a Glorfindel e ad Erfea; rapidi i suoi diecimila cavalieri caricarono, travolgendo nel loro impeto alleati ed avversari.
Le trombe soffiarono e gli scudi furono scossi, sicché parve che nuovamente la sorte arridesse ai servi di Mordor: ritto sul suo crudele destriero il Signore dei Nazgul rise oscenamente e le sue truppe ne condividevano la letizia; eppure, come qualche giorno prima aveva profetizzato Cirdan del Lindon, vi erano voleri che neppure il crudele artiglio dell’Oscuro Signore avrebbe potuto arrestare. Giunsero infatti le possenti aquile di Manwe e parve ai nemici che fosse in atto una grande stregoneria, quale si sussurrava compissero i Priminati nell’oscuro delle loro dimore, ché una vasta selva parve muovere contro di loro e l’aree fu pieno dei rauchi richiami che i pastori degli alberi, gli antichi Onodrim, si rivolgevano l’un l’altro».

Suggerimenti di lettura:

La battaglia della Dagorlad – L’arrivo della cavalleria alleata

La Battaglia della Dagorlad – Morte di un eroe

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La prima fase della battaglia della Dagorlad

Il discorso di incitamento di Gil-Galad ai soldati dell’Ultima Alleanza

La Battaglia della Dagorlad – Il catalogo delle forze alleate e nemiche

La Battaglia della Dagorlad – L’arrivo degli Ent

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Dwar a colloquio con i Signori dell’Ovest

Il coraggio di Morwin e la morte di Oropher e Amdir

Il primo attacco ai Cancelli Neri

Un giuramento infranto. La follia di Amdir e Oropher

Un’alleanza difficile

Gil-Galad, l’Alto re degli Elfi

 

Uvatha, il Cavaliere, il Nono

Per la biografia dell’ultimo Nazgul mi sono ispirato a un modello fin qui assente: quello dell’assassino fine a sè stesso, educato in un clima di estrema violenza e abituato a fare uso di questo unico «linguaggio» in qualunque occasione. Volevo che questo Nazgul simboleggiasse la degradazione umana allo stato più abietto, l’incapacità di essere empatici propria di alcuni tristi protagonisti della storia umana. Non a caso, perciò, si narrerà di un uomo la cui tribù risultava già essere tributaria di Sauron, venerato come una divinità. Buona lettura!

«Il nono Nazgul nacque nel 1970 della Seconda Era, nelle cave di Olbamar nel Khand orientale con il nome di Uvathar Achef; egli era il figlio di un principe esiliato e l’infelicità di suo padre presto divenne la sua. Uvathar trascorse i primi dieci anni della propria esistenza nelle steppe del Khand, ove apprese le arti della caccia e della guerra, le uniche che riscuotessero il suo interesse; feroce e orgoglioso divenne il suo animo e ancor prima di aver compiuto sedici anni si era macchiato del sangue di numerosi uomini e sapeva cavalcare come nessun altro Variag. Diciottenne, chiese e ottenne il comando dell’esercito del padre, portandolo a ottenere svariate vittorie, che gli procurarono il trono del Khand superiore: non soddisfatto da tale successo, il giovane Uvathar sconfisse il re del Khand inferiore, Urig Urpod, unificando per la prima volta nella sua storia l’intera nazione dei Variag sotto un’unica corona: all’età di venticinque anni, in seguito alla morte del padre, Uvathar divenne il nuovo signore della guerra del Khand, attirandosi l’attenzione dell’Oscuro Signore, il quale gli offrì l’ultimo degli Anelli del Potere degli Uomini nell’anno 2006. Uvathar accettò senza esitazione alcuna, ché il suo popolo era stato da sempre tributario di Mordor, e molti fra loro veneravano Sauron come una divinità: nei secoli successivi, Uvathar mutò il proprio nome in quello di Uvatha secondo la lingua nera di Mordor, e conquistò vaste contrade a Sud di Mordor, con l’aiuto delle armate di Ren il Folle; nell’anno 3262, dopo la cattura del suo mentore, Uvatha si rifugiò a Mordor, nei pressi del lago di Nurn, ove addestrò numerose armate. Dopo la Caduta di Numenor, Uvatha partecipò, come gli altri otto Nazgul all’assedio di Osgiliath, non riuscendo tuttavia a impadronirsi della città; egli allora si recò al passo di Cirith Ungol ove impedì ai Dunedain di condurre nuove forze contro Mordor. Troppo tardi Uvatha giunse con i suoi eserciti alla Barad-Dur, ché Sauron era caduto ed egli svanì nelle ombre».

Il Ciclo del Marinaio, pp. 395-396.

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Suggerimenti di lettura:

I Nazgul

Er-Murazor, il Primo dei Nove

Khamul, il Secondo, l’Ombra dell’Oriente.

Dwar di Waw, il Terzo, il Signore dei Cani

Indur, la Morte dell’Alba, il Quarto

Akhorahil, il Re Tempesta, il Quinto

Hoarmurath di Dir, il Re del Ghiaccio, il Sesto.

Adunaphel l’Incantatrice. La Settima

Ren il Folle, l’Ottavo