L’incontro fra Erfea e Gil-galad

Come scritto nel precedente articolo Infanzia di un paladino. Lontano dal mare… l’infanzia e l’adolescenza degli esseri umani rappresentano, senza alcun dubbio, due momenti molti complessi della vita di ciascuno di noi. Anche Erfea non fa eccezione a questa regola: dopo aver incontrato per la prima volta Miriel (sotto mentite spoglie) (Ritratto di una principessa), il giovane paladino di Numenor deve scontrarsi con l’impossibilità di poter conoscere il proprio destino prima del tempo e imparare a gestire le proprie ambizioni. Un incontro con uno dei più grandi sovrani elfici della Seconda Era, tuttavia, potrebbe essere di grande aiuto per la maturazione del giovane principe numenoreano…

Buona lettura, aspetto i vostri commenti!

«Al termine dell’anno, Eärél dovette scegliere, secondo le tradizioni degli antenati e la legge di Númenor, se preservare il nome che gli era stato attribuito dal padre alla nascita, oppure mutarlo con uno di suo gradimento. Alla cerimonia partecipavano i parenti del giovane uomo: non avevano facoltà alcuna nella scelta, ché era a discrezione del prescelto e non poteva più essere mutata. Uno scriba prendeva nota della decisione che in tale consesso era raggiunta e il cittadino di Númenor era registrato nei rotoli degli archivi di Elenna con il nome che sceglieva liberamente in tale occasione. Il giorno della festa di Yestarë[1], dedicata ad Eru Ilúvatar e ad ogni sua creazione Eärél, accompagnato dalle Dame e dai Signori dei Fedeli, si recò alla corte del principe Numendil, affinché questi ascoltasse quale sarebbe stata la sua scelta. Era opinione comune che egli non avrebbe preservato il nome paterno, ché non era amante del mare ed esso gli pareva estraneo: nessuno fra loro, tuttavia, avrebbe saputo presagire quale sarebbe stata la scelta di Eärél.
A lungo Numendil scrutò il volto del principe dell’Hyarrostar, infine, avvedutosi che la sua decisione era stata presa, così parlò:
“Giovane Eärél, dinanzi a questa corte riunita e all’Unico che è sopra i Reggenti di Arda, dovrai pronunziare il nome con il quale sarai d’ora innanzi noto alle Genti Libere e a coloro che seguono il vessillo dei seguaci di Morgoth; sia dunque la tua scelta libera e sincera, ché se così non fosse, possa l’ira di Ilúvatar abbattersi su di te”.
Tosto, la chiara voce di Eärél echeggiò nella sala pronunciando il nome che aveva prescelto: “Mio signore, dinanzi alla maestà dei Valar e di Eru Ilúvatar, giuro solennemente che prenderò il nome di Erfëa e sarò Erfëa degli Hyarrostar, principe e signore di Númenor”.
Stupiti, si levarono nella sala mormorii increduli, eppure i volti di quanti ascoltarono la profezia di Manëa non mostrano sorpresa alcuna, ché ben compresero quanto le parole della Veggente si fossero rivelate veritiere. Numendil, che era stato fra quanti avevano assistito alla nascita di Eärél, sospirò, infine parlò: “Sia dunque rispettata la tua volontà, Erfëa, figlio di Gilnar, principe dell’Hyarrostar e signore di Númenor: che la tua scelta si riveli lieta e che il tuo cuore non abbia da pentirsi per quanto la tua voce ha testé annunciato”.
Pronunciate queste parole, il signore di Andúnië si accinse ad abbandonare la sala, allorché echeggiò, per la seconda volta, la voce del figlio di Gilnar e le sue parole sorpresero nuovamente coloro che le ascoltarono: “In verità, Numendil della stirpe di Elros Tar-Minyatur, mi è parso che le vostre parole alludessero a quanto la mia mente ed il mio cuore ignorano; cosa temete, dunque? Cosa vi spinge a parlare in siffatto modo dinanzi all’erede di Gilnar? In nome dei Valar e dell’Unico, non nascondete i vostri pensieri a riguardo, ché vedo il dubbio rendere inquieto il vostro animo”.
Non vi era arroganza nelle parole che Erfëa aveva adoperato; tuttavia, per lunghi mesi, coloro che assistettero a tale cerimonia ricordarono quale inquietudine dimorasse nel cuore di Numendil, mentre si accingeva a rispondere al figlio di Gilnar: “Invero, Erfëa di Númenor, sappi che innumerevoli sono i percorsi che i nostri animi intraprendono, gli uni dettati dal libero arbitrio, gli altri dalla necessità e non tutti conducono al medesimo luogo. Qualunque sia il mio pensiero in tale faccenda, non rivelerò nulla di quanto ho appreso sul tuo destino, né troverai in questa sala e fra codeste persone, alcuno disposto a divulgare simile notizie. Il tuo cuore è ancora giovane e non è bene che apprenda anzitempo ciò che riguarda il futuro”.
Profondamente ferito nel suo acerbo orgoglio, Erfëa abbandonò la sala, senza pronunciare parola alcuna, essendo il suo spirito furente per l’umiliazione che credeva di aver subito. Non vi furono parole che placarono la sua insulsa ira ed egli trascorse alcuni giorni immerso in un profondo silenzio. Al termine di tale periodo, si presentò innanzi al padre e gli domandò consiglio:
“Padre, ben m’avvedo, ora che l’ira è scemata e la mia anima è nuovamente lieta, che le parole di Numendil furono sagge. Egli volle così mettermi in guardia contro l’arroganza che in talune occasioni si impadronisce dei nostri animi. Mi rendo conto, infatti, di essere privo di quella saggezza che terrebbe a freno la mia lingua: permettimi dunque di recarmi nella Terra di Mezzo, affinché i saggi consigli degli Eldar possano mitigare il mio carattere”.
“Se tale è il tuo volere figlio mio – rispose Gilnar – non mi opporrò. Parti dunque, e reca i miei saluti all’Alto Re dei Noldor, Gil-Galad, figlio di Fingon”.
Raggiante in volto, Erfëa si inchinò dinanzi al padre e non pronunziò più parola alcuna, ché i suoi pensieri erano volti alla partenza. Impaziente come lo sono solo tutti i giovani, prese a studiare le mappe e ogni altra pergamena fosse reperibile nella biblioteca paterna e che riguardasse la stirpe dei Primogeniti: avide, le sue mani accarezzavano i delicati rotoli racchiusi nei neri cilindri ornati di rune argentate, ché molto il suo cuore ambiva conoscere le nobili gesta della schiatta di Fëanor. Infine, allorché ogni cosa fu pronta, un vascello salpò da Númenor, recando a bordo Erfëa e Arthol[2], l’erede della casata del Mittalmar[3]. Grande amicizia era sorta tra i due giovani, ché erano fratelli nel sangue e nelle armi, essendo entrambi discendenti di Elros Tar-Minyatur e othar[4].

Lunghe settimane trascorsero, né alcun evento infausto turbò il viaggio dei Númenóreani alla volta dei lidi rocciosi della Terra di Mezzo. Infine, all’alba del quarantesimo giorno dacché essi avevano abbandonato Rómenna[5], il marinaio che era di vedetta lanciò un grido ed essi scorsero, remote all’orizzonte, alte vette la cui cima pareva sfiorare il cielo. Affascinato da tale visione, Erfëa avanzò fino alla poppa e da lì poté scorgere uccelli, le cui sembianze il giovane Númenóreano aveva scorto solo in antichi tomi polverosi, prendere vita innanzi a lui, sostenuti dalla leggera brezza che spirava da occidente.
Il cuore del Númenóreano fu colto da grande emozione, ché mai avrebbe immaginato che luoghi a lui così estranei gli sarebbero sembrati familiari come le contrade di Andor: il suo animo e quello dei suoi compagni, colmati di euforia, si accinsero ad effettuare i preparativi per lo sbarco. Allorché ogni manovra fu compiuta e lo sbarco prossimo, alcuni fra i marinai più anziani, i quali erano stati ricevuti in passato alla corte di Gil-Galad, così parlarono ai giovani passeggeri: “Non abbiate timore! Alti signori dei Noldor, la cui maestà è tale che nessuno fra noi potrebbe eguagliarne lo splendore dimorano in palazzi ricoperti d’oro ed argento; splendenti dame, le cui vesti leggiadre ondeggiano al ritmo di invisibili orchestre, allietano i banchetti che i magnanimi principi degli Eldar offrono a quanti di noi si recano presso le loro contrade”.
Sbarcati dalla nave, i Númenóreani furono accolti da Elfi avvolti in chiari abiti; costoro si inchinarono loro, suscitando negli uomini sorpresa e confusione. Nessun giovane trovò o seppe solo immaginare parole tali che potessero sembrare degne degli eredi di Fëanor: meschine e superflue, infatti, sembravano loro le cortesi espressioni apprese durante l’infanzia. Gli Elfi, tuttavia, non parvero notare l’imbarazzo dei Dúnedain, consapevoli di quanto provavano nei loro cuori i giovani principi.
Alte guardie, i cui usberghi in maglia splendevano alla luce del Sole, fecero loro segno di seguirli presso la reggia di Gil-Galad, ché costui era impaziente di farne la conoscenza. Nel momento in cui essi furono dinanzi al sovrano elfico, egli rivolse loro cortesi parole di benvenuto:
“Le nostre stirpi, Dúnedain, sono sorelle, ché esse hanno diviso le medesime pene, né è mai venuta meno l’alleanza che i vostri padri strinsero con i nostri sovrani, allorché il mondo era giovane e l’Oscuro Nemico opprimeva i nostri popoli. Sia dunque piacevole il vostro soggiorno nelle nostre dimore”. Terminato questo breve discorso, egli si rivolse ad ognuno di loro e con un cortese cenno del capo invitò i Númenóreani a prendere posto accanto a sé, ché era l’ora in cui gli Eldar erano soliti desinare.

In verità, sebbene i Dúnedain non avessero preso riposo dall’alba e fossero affamati, pochi fra loro riuscirono a mangiare: scarsa era l’attenzione che essi riservarono alle vivande riposte nei piatti d’argento, essendo i loro sguardi rivolti ai nobili signori e alle soavi dame che seduti al loro fianco. Erfëa, assorto dalla visione di simili Priminati, non pronunziò parola alcuna, né si mosse dal suo scranno finché non fu udito l’eco di una campana risuonare argentino. Lesti, i Signori degli Eldar si levarono allora dagli scranni ed invitarono i loro ospiti a seguirli in una vasta sala le cui finestre davano ad occidente; ivi si sedettero nuovamente e convocati bardi e menestrelli pregarono i Dúnedain di discorrere su quanto accadeva nell’Isola del Dono, ché, come riferì loro Gil-Galad, “ben poche erano divenute negli anni le visite degli eredi degli Edain alle aule dei Primogeniti”.
A turno, i giovani principi di Númenor si levarono in piedi e raccontarono le vicende delle proprie casate e di quanto accadeva nei loro possedimenti: assorto nell’ascolto di tali parole, Gil-Galad annuiva sovente e i suoi scribi annotavano su preziosi tomi ogni parola pronunciata dagli ospiti. Infine, dopo che molti ebbero parlato, Erfëa si levò dal suo scranno e si rivolse all’Alto Re dei Noldor con tali parole:
“Cosa vuoi che ti racconti, o re? Non dubito che i miei compagni abbiano rivelato alle tue orecchie quanto desideravi apprendere. Nessuna storia che narri le vicende degli uomini, tuttavia, mi pare adatta alle tue nobili sale, sicché io nulla dirò su tali eventi”.
Curiosa parve invero al figlio di Fingon tale risposta ed egli domandò al suo ospite cosa volesse narrare, ché era stato il solo fra gli ospiti a non pronunciare parola ed il sovrano era ansioso di ascoltarne la chiara voce. Erfëa, tuttavia, scosse il capo e formulò tale richiesta: “Mio signore, giungemmo da Númenor per apprendere la scienza elfica e tale fu la ragione che spinse il mio spirito ad imbarcarmi sul nostro vascello; vorrei, dunque, che fosse la vostra voce a narrare una storia dei tempi remoti, quando la Luna ed il Sole dormivano e l’Oscuro Nemico del Mondo tesseva le sue tele di inganno nel periglioso settentrione. Ben dicesti, infatti, allorché affermasti che rade sono divenute le visite di noi Dúnedain alla tua dimora, sicché io ti prego di narrarci quanto i nostri cuori hanno obliato”.
Mormorii di sorpresa si levarono da Elfi e dagli Uomini e molti si domandarono se le parole di Erfëa non fossero state troppo avventate; esse, tuttavia, piacquero al Signore dei Noldor, sicché egli raccontò ai suoi ospiti molte storie della Prima Era, le quali i Dúnedain avevano obliato o di cui nulla sapevano. Spentasi l’ultima nota del menestrello, Gil-Galad congedò i suoi ospiti con cortesi parole e si raccomandò ai suoi servitori affinché il loro riposo non fosse turbato da altro suono che non fosse quello dello stormire delle fronde degli alberi e dei canti che i Silvani[6] intonavano fino a tarda notte.
Rapidi trascorsero i giorni nella dimora di Gil-Galad ed Erfëa era lieto, ché gli Elfi gli mostravano grandi onori e sovente lo invitavano a disquisire di quanto aveva appreso. Gil-Galad si avvide che il giovane era lungimirante e sapiente quanto alcuni del suo popolo, pur non avendone la medesima saggezza, ché era sovente impetuoso e restio ad accettare consigli, a meno che questi non fossero ispirati da voleri simili al suo. L’alto sovrano dei Noldor molto si doleva dell’irrequietezza del suo pupillo; tuttavia, allorché il suo sguardo era colmo di sottile inquietudine, il suo araldo, Elrond il Mezzelfo, lo rincuorava, rimembrandogli che Erfëa era giovane e che presto sarebbero giunte anche per lui le prove che ne avrebbero forgiato l’animo. Gil-Galad allora annuiva e mostrava maggior indulgenza nei confronti del Númenóreano, seppure l’ombra della inquietudine non abbandonasse mai il suo spirito».

Note

[1] Il primo giorno dell’anno.

[2] Arthol, (Sindarin) “Nobile Elmo”.

[3] Contrada situata nell’entroterra di Númenor.

[4] Gli othar (scudieri in Quenya), presso i Númenóreani, erano quanti non avevano ancora raggiunto i gradi e l’esperienza dei cavalieri (Q. roqueni).

[5] Porto orientale di Númenor.

[6] Chiamati anche Moriquendi, costoro non avevano mai veduto la luce di Aman ed erano rimasti nella Terra di Mezzo, anziché seguire i loro congiunti a Valinor.

31 pensieri riguardo “L’incontro fra Erfea e Gil-galad

  1. Complimenti come sempre, sembra di leggere Tolkien!
    Gil-Galad è forse il personaggio che più vorrei approfondito da un punto di vista cinematografico.
    Nella trilogia di Jackson si vede appena nel prologo.
    Chissà se nella serie Amazon sarà trattato

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    1. Grazie, sei davvero gentile! Sono d’accordo con te, Gil-Galad è una figura che meriterebbe di essere approfondita…sono quasi certo che sarà presente nella nuova serie Amazon…sarà emozionante vederlo mentre incontra Sauron sotto le mentite spoglie di Annatar e gli impedisce l’ingresso nel suo regno, presagendo forse la malvagità latente nel suo animo…

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      1. Pienamente d’accordo anche questa volta! Glorfindel, tra l’altro, secondo Tolkien sarebbe stato rimandato nella Terra di Mezzo dopo essere stato ucciso da un Balrog durante l’assedio di Gondolin per aiutare i popoli liberi a fronteggiare Sauron nella Seconda Era. Si trattava, insomma, di una sorta di «antenato» degli Stregoni della Terza Era, il cui scopo era sempre quello di lottare contro Sauron…

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  2. Erfea ancora nn si rende conto di trovarsi davanti all’ultimo Re Supremo dei Noldor il cui lignaggio è pari solo a Galadriel ed Celeborn (dubbi per Cirdan e Maglor nn si sa il suo destino disperso sulle rive del mare).

    Erfea ha scampato di poco il destino di Darth Vader dato che la conoscenza del futuro è un’arma a doppio taglio.

    Caro Erfea, nn tutte le imprese degli eredi di Feanor furono nobili e hanno commesso efferatezze forse pari a quelle di Sauron.

    Piccola precisazione: Sarebbe più corretto dire erede di Finwe e il legame di Gil Galad con Feanor è molto alla lontana essendo nipote di Fingolfin fratello di Feanor, che poi la progenie di Fingolfin nn ha commesso nessun atto deprecabile o se lo ha fatto è successo inconsciamente. Ma va bene dettaglio forse irrilevante.

    Gil Galad è un elfo che gradirei molto vedere dato che mi attirò subito quando lessi il Silmarillion e vederlo farebbe la gioia anche di un mio amico che ama la lancia come arma

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    1. La ringrazio per i commenti, soprattutto per la giusta precisazione sul lignaggio di Gil Galad. Quanto al carattere e alle affermazioni di Erfea, bisogna fare una premessa doverosa: Erfea è un adolescente che nutre una grande passione per i Noldor. Come in tutte le passioni adolescenziali, tuttavia, non mancano elementi di esagerazione e di miticizzazione delle figure cui ispirarsi: per Erfea, Gil Galad è una sorta di «mito» e in generale lo sono tutti gli elfi che hanno combattuto contro Morgoth (ivi inclusi i figli di Feanor). Questo non significa, naturalmente, che Erfea non abbia appreso, crescendo, delle malefatte compiute dagli eredi di Feanor e abbia osservato gli Elfi da una prospettiva più adulta (vedasi il contrasto con Morwin, per esempio). La stessa relazione con Elwen (anche se lei è solo per metà Noldo) aiuta Erfea a farsi un’idea più realistica dei Noldor. Quando però sbarca per la prima volta sulle rive della Terra di Mezzo (episodio narrato in questo articolo) Erfea vuole fare di tutto per farsi notare da Gil Galad: certamente presenta un carattere ancora immaturo, ed è per questa ragione che ho deciso di affiancare a Gil Galad un personaggio che possa comprendere meglio gli Uomini, per via della sua ascendenza mista, ossia Elrond. Stessa osservazione può farsi in merito al desiderio di Erfea di apprendere il proprio futuro «anzitempo»: come tutti i ragazzi non si rende ancora conto di quanto possa essere pesante la conoscenza del futuro, senza avere la maturità per saperlo gestire.

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      1. Elrond in parte è pure umano quindi li può capire meglio,
        E Gil Galad fu un mito anche per me del resto come tutta la genia di Fingolfin, ma mi è rimasto più impresso Gil Galad, nn so perché, forse perché muore contro Sauron ed è stato uno dei suoi più accaniti avversari (spero che la serie faccia vedere questo scontro), come colpisce l’eroismo di Fingolfin contro Morgoth e Fingon contro Gothmog, insomma una linea di grandi Re che eroicamente hanno affrontato avversari terribili ma che sono morti nel tentativo. Della genia di Feanor solo Feanor stesso e Maedhros hanno dimostrato tale ardore anche se alcune volte indirizzato male.
        Erfea si trova di fronte all’ultimo Re dei Noldor con sangue puro di Fingolfin

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      2. Proprio perché umano Elrond era maggiormente in grado di comprendere «l’istintività» di Erfea: sono stato molto soddisfatto di come ho fatto interagire questo personaggio con l’ultimo grande Re dei Noldor.

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      3. Anche perché Gil Galad insieme a Sauron Galadriel Elrond e Celeborn saranno le costanti delle stagioni, in particolare Sauron e Gil galad (ho dubbi su Cirdan)

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      4. Sì, credo anche io che i personaggi che lei ha elencato saranno tra i protagonisti assoluti delle stagioni…mi chiedo solo se inventeranno qualche personaggio da affiancare ai ruoli principali, soprattutto perché temo vorranno sviluppare storie sentimentali alle quali Tolkien non aveva pensato e che potrebbero però fare audience…

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      5. Beh da inventare saranno le mogli dei vari Elendil, Isildur e Anarion, dato che nn si riproducono per partenogenesi. Nn credo che Gil Galad avrà moglie.
        Nel videogioco Ombra di Mordor Celebrimbor ha una famiglia che viene uccisa da Sauron quindi potrebbe starci.
        qualche fedele alle cause di Uomini del Re e amici degli elfi del tipo famiglie nobili e generali e pure amici e ovviamente chi sono i Nazgul

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      6. Il suo scenario mi sembra molto probabile…come lei, non mi aspetto che Gil Galad sia sposato (Tolkien non ne parla) anche se temo che, proprio per questa ragione, possa diventare protagonista di qualche tormentata storia d’amore…mah, vedremo

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      7. Se vedrò Gil Galad che ha una travagliata storia d’amore mi incazzerò, già avremo Aldarion ed Erendis, quella basta e avanza. Va bene dargli una moglie ma con tutte le storie da narrare

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      8. Eh lo so, ma si sa che oggi tirano molto quel tipo di storia…mah, vedremo, cerchiamo di essere ottimisti!

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      9. A me le storie d’amore se forzate annoiano (Tauriel e Kili mi ha rotto le palle in un modo pazzesco), tollererei di più una storia d’amore tra isildur e una donna appartenete agli uomini del Re, nn mi fraintenda sono il primo a dire che l’amore salva il mondo (nn morboso e ossessivo) dato che la mia storia di Tolkien preferita è Beren e Luthien, ma li abbiamo tutto come avventura, tradimento, morte, per me è la migliore storia di Tolkien. Aldarion ed Erendis è si bella perché nn c’è lieto fine ( ma l’ho letta solo una volta perché nn mi ha colpito tanto e nn mi ha suscitato interesse). Nn tollererei un rapporto omosessuale dato che in Tolkien nn c’è e poi ci sono già tanti altre opere che ne tratta e che stanno nel libro da cui derivano (Trono di Spade). Lo tollererei se lo mostrasse in un’orgia nel periodo di decadenza di Numenor dove si danno ai piaceri e pensano solo a quelli, ma in una scene di un minuto poi voglio vedere la trama principale. Sia chiaro anche qui nn sono contro gli omosessuali, per me ognuno è libero di fare quello che vuole, ma dove nn vengono trattati io nn li metterei e Tolkien a queste cose nn era interessato così come nn era interessato delle battaglie che a me piacciono tanto.

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      10. Premesso che anche io sono contro le storie “forzate” come quella tra tauriel e kili, non avrei nulla da obiettare a storie ben costruite, purché servano alla trama e non diventino il pretesto solo per mostrare scene di sesso. Che si tratti di rapporti omosessuali o eterosessuali per me non fa differenza: la cosa importante è che la loro eventuale trattazione serva a rendere la narrazione convincente

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      11. e questo nn fa che aumentare la mia paura, perché c’è un 50% che siano convincenti che un 50% che servano per far vedere il sesso. In Tolkien nn viene mostrato quindi nn lo voglio vedere. Lei ha fatto un ottimo lavoro col figlio di Sauron in pieno stile Tolkieniano nn dicendocelo ma facendocelo capire, così come Tolkien fece con Eol, è chiaro che stuprò Arendhel ma nn ci fece vedere come e la rese incapace di intendere e di volere quindi uno stupro e un tenere prigioniera in una forzatura/nn forzatura. e questo fu geniale. Anche Morgoth e Celegorm, si capisce che vogliono fare a Luthien, ma Tolkien nn ce lo mostra.

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